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PIETA' regia di Kim Ki-duk

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Terry Malloy     7½ / 10  24/07/2014 17:07:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il Maestro coreano è sempre il Maestro. Ki-Duk ha raggiunto una qualità tecnica e una statura di autore che a pochi è data oggi di vantare. Nessuno può contestare la grandiosità dei suoi progetti, della sua visione del cinema. Ma non si può non notare che la sua fantasia vada esaurendosi, com'è naturale che sia.

Pietà è un bel film, un elegante esercizio stilistico, un manuale di cinema per i giovani registi e una garanzia per chi si voglia godere due orette di grande schermo. Come sempre, al centro non è la parola, ma l'immagine, o meglio il gioco con l'iconografia e il suo significato. Ki-Duk non è solo un genio del cinema sentimentale, ma anche un raffinato conoscitore dell'apparato visivo e concettuale dell'Occidente. Poche immagini, spesso ripetute fino alla noia (questa la prima parte del film), per esprimere una vita di emozioni e dolore. Bisogna portare pazienza con "Pietà". Superare la prima parte, violenta e quasi stilizzata, e arrivare alla seconda, la quale ci ricorda il grandissimo artista di "Ferro 3". Il concetto della pietà come vendetta è esemplificato da una storia simbolica, una parabola, una fiaba orientale che ha preso in prestito i nodi filosofici della nostra cultura. Impossibile cancellare dalla memoria la maestosa scena finale. A partire dai due protagonisti iniziali, marito e moglie distrutti in giovinezza dalla cruda realtà della violenza, fino a quello straordinario campo totale con il furgone e la scia di sangue. Forse una delle immagini più belle e dolorose della storia del cinema.