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PIETA' regia di Kim Ki-duk

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Pasionaria     8 / 10  25/09/2012 17:15:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Kim Ki Duk deve avere avuto urgenza di esternare la propria ansia negativa nei confronti della disposizione sociale deviata dalla centralità esistenziale dei soldi. Doveva avere l'ansia di mostrare la propria emozione critica, per dirigere in poche settimane un film così spesso di sensazioni ben amalgamate in un tutt'uno felicemente riuscito.
Il regista coreano sembra avere abbandonato la poesia radicata in film come "Ferro 3" e "Primavera…" per una narrazione più crudamente concreta, ma non per questo meno dolce perché ci sono momenti di struggente tenerezza e non manca certo il linguaggio figurativo che contraddistingue il suo stile.
L'espiazione di uno dei due protagonisti si realizza contorcendosi in modo viscerale, tanto da trasmetterne carnalmente il tormento. In questo Kim Ki Duk è maestro, si sa.
Dopo la visione di un suo film, non si esce dalla sala cinematografica con lo stesso stato d'animo con cui si è entrati, se non altro perché la visione del regista sulla vita è lontanissima, ovviamente, dalla concezione cristiana e occidentale,quindi dalla nostra, partendo per l'appunto dalla figura materna, qui delineata con un'attenzione sostanziale nell'incedere drammatico della storia, madri vere o false determinano la stabile armonia esistenziale dei propri figli, e con la loro la propria.
Il denaro causa la frattura di quest'armonia: "Che i soldi siano maledetti!"
La parabola di Kim Ki Duk si compie con cambiamenti rapidi e significativi e ci suggerisce un silenzio disturbante.