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DETACHMENT - IL DISTACCO regia di Tony Kaye

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elio91     9 / 10  15/09/2012 09:13:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Detachment non è un film "nuovo" (ma ormai quale film non racconta una storia già raccontata da altri?) ma è una di quelle opere che ti si insinua dalla prima scena sottopelle, ti uncina lo stomaco e comincia a farti fare dei giri pazzeschi.
Tony Kaye, ormai dovreste saperlo, è il regista dell'osannato American History X, pellicola che tra l'altro ha pure disconosciuto in tutti i modi visto che il final cut gli fu tolto di mano e avrà in parte rovinato la sua visione, secondo il suo pensiero.
Eppure era anche il modo perfetto di concludere/iniziare il millennio, una storia potente di razzismo, redenzione, cambiamento. Dopo le beghe con la New Line, Kaye è scomparso dai circuiti cinematografici. Qualcuno, compreso il sottoscritto, ha cominciato a pensare fermamente che sarebbe rimasto uno di quei rari casi nella storia del cinema in cui si resta nella leggenda per aver girato un solo film (peraltro ripudiato...); ma invece non è stato cosi, e mi sono precipitato con tutta la curiosità addosso per vedere la sua nuova fatica, finalmente montata e diretta secondo la visione del suo regista. E, che dire? Ci si trova di fronte, volente o nolente, ad uno dei film più potenti ed importanti di quest'anno, e il fatto che i commenti siano cosi pochi e alcuni cosi scemi (ho rispetto delle opinioni altrui, se ben argomentate, ma qui i voti negativi sono davvero pretestuosi) mi fa cadere le palle a terra. Mentre le raccolgo faccio mente locale e magari scrivo il perché di un 9 che sento meritatissimo, non eccessivo. Il perché Detachment se non è un piccolo capolavoro forse ci si avvicina.


Credo che la sceneggiatura abbia la sua forza a sé, inevitabile questo. Ma credo altrettanto fermamente che la regia di Kaye cosi forzuta, perfetta e mai ammiccante sia la marcia in più. Ah, anzi, la vera marcia in più bisogna dire che è uno straordinario Brody: son passati molti anni dal Pianista che lo consacrò, poi qualche buona prova, una collaborazione disastrosa con Argento (come dice Oh-Dae: "Giallo, l'assassino con l'ittero") e adesso sfodera questa commovente figura di professore che diventa difficilissimo non ammirare per l'integrità morale, pur con tutti i problemi che si porta dietro. Pur con la dolorosa pratica del Distacco, smentito poi nel finale tragico ma con spiragli di una luce calda e luminosa.
Non ho trovato per nulla Detachment lento in ogni caso, anzi mi ha attirato come un magnete e via via mi ha rapito. Kaye è lontano dal praticare il distacco, eppure anche la sua opera ha intenti in parte pedagogici e/o comunque sociali; e la sua visione sulla società in cancrena, a partire dalla mancanza di comunicazione tra genitori e figli, e figli e professori, e professori e genitori, è uno specchi fedele di quella attuale non solo americana, si badi bene.

Ecco perché in una società in decadenza come le istituzioni scolastiche, emblema di una "nausea del cuore", una tenuta Usher che sta cadendo a pezzi e sprofondando, il professor Henry Barthes recupera quella figura famosa di un eroe cinematografico di tutti i giorni, alla Atticu Finch (ricordate "Il Buio oltre la Siepe" e quel monumentale Peck?) ma attualizzato nei nostri anni '00, quindi con il suo background di problemi e la sua fragilità dietro il metodo di un distacco non sempre praticabile.
Il resto del cast, anche se ottimamente utilizzato, amplia l'universo scuola ma rispetto al protagonista e alle sue vicende resta sullo sfondo.
C'è il rischio tangibile che il film possa essere fin troppo iperrealista, forzato nella tragedia ricercata a tutti i costi. C'è anche il rischio concreto e terribile che invece rispetto alla realtà di certe zone con certe cose ci si addirittura andato piano.
Quindi si, per me è uno dei film dell'anno senza dubbio alcuno. Che piaccia o no. L'avessi visto con distacco magari anche io l'avrei affossato ma proprio non ci sono riuscito.