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SANTA SANGRE regia di Alejandro Jodorowsky

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Woodman     9 / 10  30/08/2013 17:54:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Stravagante, incredibile, folgorante.

Una violentissima scaterva di deliri e cromatismi.
Astrattismo impuro come la torbida materia trattata. Dico impuro perchè un minimo di razionalità c'è. C'è nelle opere di Derek Jarman e di Julian Temple, c'è nella trilogia Quatsi e qui ce n'è ancora di più.
Una storia, di fatto, è presente, e, soprattutto, è di immediata comprensione, non è strutturata e accessibile solo attraverso metafore. Una scioccante vicenda di morbosa possessione condita di spiritualismo ed esoterismo, di maledizioni e suggestioni gitane, all'insegna di uno straordinario barocchismo e un perverso compiacimento sanguinoso.
Innegabile, purtroppo, che ogni tanto il sovrannaturale scada nel pacchiano.
D'altro canto la forza visiva è unica e le trovate e i riferimenti sono assai originali (rimandi al cinema di Fellini e ai trashoni di Franco e alle vaccate messicane tipo El Santo, ma anche alle agghiaccianti sottotrame dei film hitchcockiani, lo abbiam capito tutti come sia chiara l'influenza del personaggio di Norman Bates, trasfigurato in una creatura altrettanto estrema, ma molto diversa e curiosa al tempo stesso).
Orgasmico e putrido, disturbante in più momenti. Uno su tutti? La morte e il "funerale" dell'elefante.
Iperrealismo al massimo dell'espressione nella fenomenale scena dell'amputazione delle braccia.
Si gioca con l'arcobaleno delle mostruosità, è proposta una galleria di freaks indimenticabili.
Sangue, corpi, magia. Magia, sangue, corpi.
E pessimismo.
Sconcertante.
Un'altra tappa stupefacente nell'itinerario cinematografico del tuttofare Jodorowski, mago della psicomagia, pittore e scrittore.

Nota di merito alle musiche straordinarie di Simon Boswell, sacrali e misticheggianti, amalgamate sorprendentemente allo scabroso, blasfemo materiale.
Contribuisce molto alla palpabilità delle metafore, al fior di pelle delle immagini.

Film shock leggibile in più modi, talvolta stilizzato, talvolta profondo.
Non per tutti i palati, d'accordo, ma bisognerà pur ammettere quanto siano trascinanti ed ipnotici i suoi momenti salienti, quanto intense e dannatamente affascinanti risultino molteplici sequenze, che virtuoso esteta mezzo genio sia il vecchio Jodo.
"T'homasturbato", sogghigna, alla fine. Me lo immagino sempre così, quando finisce un suo film, con la sua ghignosa smorfia sbilenca e dentuta. Dannato pazzo sognatore e maniaco. Eggià però, perchè ci mette sempre a confronto con i lati più impulsivi, vergognosi e sporchi della nostra anima. I suoi film sono un adatto imput per una masochista analisi in solitudine.
Perlomeno, io la vedo così.
Ma la mia empatia (contradditoria, per com'è la mia ideologia spirituale, ma che devo per forza accettare) mi permette di comprendere anche i caz.zoni che gli hanno piazzato un 1.

(Nei contenuti speciali dell'edizione italiana lo si sente parlare di quell'altra follia de "L'isola" di Ki-Duk. Farei un cuoricino se fossimo su faccialibro)