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COSMOPOLIS regia di David Cronenberg

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atticus     7 / 10  31/05/2012 23:46:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il regista della psiche e della carne, a solo un anno dall'incompreso "A dangerous method" (si vede che C. con il magma della parola ci ha preso gusto) imbastisce un apologo di sconcertante cripticità sulla devastazione sociale prodotta dal potere economico. Lo fa attraverso un protagonista, novello Ulisse, bulimico di sensazioni forti e incapace di vivere il reale, tormentato da sé (asimmetria della prostata, del taglio di capelli) e dal microcosmo che lo protegge (la limousine, le guardie del corpo).
L'impressione di minaccia costante si fa sempre più carica, così come aumenta l'inquietudine legata ad una metropoli devastata in cui i ratti sono divenuti la più preziosa merce di scambio.
L'universo Cronenberg è strabiliante come sempre, anche se meno originale di quanto ci si sarebbe potuti attendere; le sue ossessioni carnal-techno-psico-sessuali si fondono alla perfezione in un'atmosfera di degenere esaltazione che richiama al precedente "Crash" ma anche a "Strange days" di Katryn Bygelow.
D'altra parte però, il livello di fruizione del film è oltremodo minimale: neppure con "Il pasto nudo" tratto da Burroghs il regista era arrivato ad un tale grado di inaudita difficoltà. Dialoghi rispettati anche alla lettera dal referente letterario, accumulati senza sosta e senza pietà in un delirante vaneggiamento divinatorio su una fine tanto imminente quanto auspicata.
Piuttosto complesso non lasciarsi esasperare dalla verbosità dei trattati filosofici dei personaggi e dall'insopportabile rigidità interpretativa di Robert Pattinson, attore per caso affatto efficace nel ricoprire un ruolo di notevole astrusità, alter ego luciferino del vampiro fiabesco fin'ora affrontato.
L'impressione è che C. abbia peccato di riserbo d'interpretazione, demandando alla fiumana concettosa di DeLillo il compito di parlare di una nuova apocalisse. Visivamente suggestivo e inquietante, acusticamente demoralizzante, profondamente frustrante.
Alla fine ci si ritrova stremati e irritati ma con la sensazione di aver assistito a un film che si farà ripensare a lungo.
Non se ne può fare una colpa agli scettici: non è la sacerdotessa Morton a dire proprio: "Più è visionaria l'idea e più le persone rimarranno indietro"?
pier91  01/06/2012 14:22:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
D' accordo su tutto. ;)
atticus  01/06/2012 14:39:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Evvai! ;))
Invia una mail all'autore del commento williamdollace  04/06/2012 19:50:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
dalla carne allo spirito, ossessione della penetrazione di una metropoli, ancora carne nel metallo, furia insonorizzata di un bisturi ghiacciato