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GEORGE HARRISON: LIVING IN THE MATERIAL WORLD regia di Martin Scorsese

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Mauro@Lanari     5 / 10  26/12/2021 18:39:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il prete mancato di New York prend'i Beatles per proseguire il suo interminabile sermone. Sol'un seminarista frustrato potev'azzardarsi a manipolare la carriera dei Fab Four per accentrare ipertroficamente l'attenzione sull'afflato spirituale di George Harrison. L'8 aprile 1966 la rivista "Time" sceglie com'articolo di copertina "Is God Dead?", e a Scorsese viene l'idea di replicare raccontando la storia del membro più misticheggiante della band di Liverpool. Per quasi 3 ore e mezzo ci narra le vicende di questo musicista interessato al sitar più ch'alla chitarra, alla trascendenza più ch'all'immanenza materialistica, alla meditazione teistica più ch'al rock, tant'è che s'oppone al gruppo pur di coltivare nella propria carriera solista la beatitudine raggiunta. I fatti scorrono via rapidamente, dalla Beatlemania alla morte di Lennon e a qualsiasi gesto d'amore, poiché saremmo (come?) "angeli catturati nella carnalità". La soundtrack contiene pochissime canzoni non composte da lui e neppure il suo primo celebre brano, "Taxman": troppo terreno. Un'omelia agiografica mostruosamente lunga e per nulla convincente s'un santo poco convenzionale, ecumenico e diffidente verso il tradizionalismo ortodosso: uno in cui il narciso Martin rispecchia giulivo se stesso. Ps: verso la fine del film si scorge per un attimo Red Ronnie ch'intervista Harrison. Dall'abbigliamento s'evince ch'er'ancora tutto in questa dimensione.
Mauro@Lanari  26/12/2021 19:06:55Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Fonte:
https://www.imdb.com/name/nm2004806/?ref_=nv_sr_srsg_0#self
(ma è presente anche nei titoli di coda).