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EVA (2011) regia di Kike Maíllo

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amterme63     7½ / 10  28/03/2013 22:28:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non è un film perfetto, né un capolavoro; però alla fine del film si rimane colpiti e quasi commossi. Quando un film fa riflettere e ci ritorna in mente anche il giorno dopo, vuole dire che era un bel film.
Il tema del robot antropomorfo sensibile ed emotivo, forse ancora di più di un normale essere umano, è un classico del cinema. Mi vengono in mente "Blade Runner" (il capolavoro del genere), "A.I. Intelligenza Artificiale" di Spielberg e il nostrano "Io e Caterina".
I temi universali che vengono toccati in "Eva" sono quelli della capacità dell'uomo di dominare le sue creature meccaniche, fino a che punto queste siano aiutanti o rivali dell'uomo stesso e come pure i robot siano in fondo lo specchio delle contraddizioni e dei limiti della natura umana stessa.
Nel film queste tematiche sono presenti in maniera indiretta, quasi impercettebile e diventano evidenti soltanto nel finale. Per il resto la storia è soprattutto incentrata sulle incertezze, sulle (in)capacità intellettive e sulle delusioni sentimentali di un giovane e talentuoso ingegnere biomeccanico. Questa parte esistenzialistico-sentimentale è la parte più debole, noiosa e meno riuscita del film, più che altro a causa della recitazione non tanto convincente (secondo me) del protagonista (Daniel Brühl).
Bravissima invece l'attrice che ha impersonato la bimba Eva; l'ha resa in tutta la sua vivacità, in tutta la sua briosa e fine intelligenza. Certamente era troppo e troppo perfetta per essere una bambina di 10 anni. La sua vicenda e quella del maggiordomo Max ci fanno riflettere ancora una volta sulla dicotomia eccezionalità-normalità. Di nuovo sul banco degli imputati si trova la "hybris" umana, l'intenzione di creare qualcosa di eccezionale e perfetto, di ultra-umano; quando poi alla fine si scopre che ciò che è eccezionale risulta essere sì piacevolissimo e affascinante ma anche ingestibile, distruttivo e pericoloso.
A fare da contraltare alla perfetta e brillante Eva, c'è il modesto e apparentemente insignificante Max. Lui è il frutto della "normalità" e della quotidianità, eppure nonostante ciò è lui il personaggio più "perfetto", quello più prezioso; si dimostra essere quello più disinteressato, più affettuoso, l'unico che agisce senza chiedere nulla in cambio. Max è il personaggio del film che più mi è rimasto impresso.
Per il resto il film è ben girato (bravissimo il regista) ed ambientato in un suggestivo e bianchissimo paesaggio invernale. Il futuro prospettato in questo film non è comunque tutto sommato negativo, anche perché la storia si svolge come in una bolla di vetro, lasciando fuori tutte le altre tematiche che non siano quelle sentimentali ed etiche summenzionate.
E' certamente un limite, compensato però dall'emozione e dalla toccante umanità che sprigiona spontaneamente dalla vicenda di Eva e di Max.