Elly=) 10 / 10 10/05/2012 21:22:49 » Rispondi Come al solito i film intelligenti qui escono soprattutto dall'underground e dal cinema indipendente!
Andrea Segre, regista padovano di IO SONO LI e di tutta una serie di documentari come I NOSTRI ANNI MIGLIORI, IL SANGUE VERDE, A SUD DI LAMPEDUSA arriva nei mega schermi (sono tutti con le dita incrociate che il monopolio della distribuzione conceda loro più sale possibili!!) con un film che se fosse visto da tutta l'Italia solleverebbe un polverone non indifferente.
Non perde tempo e con questo documentario denuncia un fatto successo nel nostro Paese in questi anni e che ancora adesso è in atto. Nel recente 2009 sono stati respinti alcuni rifugiati provenienti dalla Libia e da altri Stati africani, allo scoppiare della notizia i nostri politici si sono limitati a dire che i clandestini vivevano in un Paese in cui i diritti dell'essere umano venivano rispettati..infatti s'è visto due anno dopo..in Eritrea sono anni che il governo obbliga a frequentare il servizio militare spacciandolo per "temporaneamente (un anno e mezzo) obbligatorio" quando in realtà e obbligatorio fino alla morte e se qualcuno si rifiuta viene messo in carcere con l'accusa di essere un disertore e in Libia è scoppiata la guerra, quando alle tv italiane Gheddafi aveva rassicurato dicendo "rifugiati politici..vivono nel deserto, nelle foreste, cosa vogliono capire loro di politica..non sono rifugiati politici..".
Ma gli avvocati di Roma non hanno perso tempo e insieme a organi e funzionari vari hanno protestato presso l'ONU per la negazione dei diritti umani, in un processo che a oggi conta più di 50 pagine!E chi avesse dimenticato questo episodio dovrebbe farsi un esame di coscienza: mentre si è continuato a vivere come se non fosse nulla, quella povera gente è morta o è stata chiusa in carcere, patendo le pene dell'inferno. Se quegli uomini hanno subito violenza, torture e anche colpa nostra e l'abbiamo dimostrato dimenticandoci di loro o semplicemente con l'aver accettato questo episodio senza muover un dito e facendoci prendere in giro per l'ennesima volta dai nostri politici.
Certo ora non dobbiamo stupirci se nella produzione non c'è traccia di RAI CINEMA o di qualche ente provinciale, regionale,..questo film è una sorta di scandalo e i dirigenti pensano bene di non andar a disturbare una certa elite finanziando questa pellicola. Però noi insieme ad Andrea Segre e al cinema underground ce ne sbattiamo, ci uniamo alla Zelab, che è già da qualche anno che tratta questi temi, e andiamo avanti.
Il tema è abbastanza forte, anche solo leggendo la trama si capisce chiaramente il contenuto e cosa voglia sollevare, ma è solo il film che riesce a suscitare determinate emozioni, riflessioni,…Segre dirige il film con un tocco delicato, come la colonna sonora formata da una serie di note dolci e melanconiche, spostando la mdp dentro un mondo che ci appare così lontano dalla nostra vita quotidiana.
Le stupende panoramiche dei loro e dei nostri territori, dove l'unico soggetto umano è l'immigrato, sottolineando la solitudine di tutte quelle persone che si ritrovano a dover lottare per essere libere, cambiare tutta la loro vita, lasciare le radici per iniziare qualcosa di nuovo e di sconosciuto nella speranza di vivere in condizioni migliori. I bellissimi PP e i PPP dei volti dei protagonisti segnati da un passato difficile e i dettagli delle scenografie vengono avvolti da una magnifica fotografia, a volte fondendosi in un simbolismo perfetto, come quando ci viene detto che gli italiani dopo la telefonata ricevuta dai piani alti hanno cambiato atteggiamento, "..non parlavano più inglese.." e quelle inquadrature dei militari italiani presi di spalle o in controluce formano una silhouette che sottolinea il distacco umano insieme alla fotografia fredda che fuoriesce da ogni singola parte di quella nave, l'insensibilità dell'essere umano, la freddezza che può raggiungere.
E' un film veramente valido cinematograficamente parlando, finalmente non sentiamo quello schifo di formal voice over (se si può definire così) dei noiosissimi "doc" RAI! Andrea sceglie di raccontare la storia tramite le parole, la voce limpida dei protagonisti e non quella macchiata del narratore e con un tocco di originalità gira l'intero film nelle lingue originali dei personaggi, sia in libanese, che in francese, in inglese e in italiano, cercando sempre di tenere il loro sguardo fuori dalla portata della macchina, facendoli guardare non a 3/4 ma qualcosa in più, come se stessero raccontando quello che è accaduto non ad un regista in un film, ma ai loro cari in modo naturale.
Ci sono molte cose che colpiscono e ci fanno pensare, ma vorrei citare in particolare alcune scene che, a parer mio, sono quelle che lasciano spiazzato lo spettatore, specialmente se italiano. La prima è quella in cui l'uomo di colore dice di aver detto agli italiani dopo che l'hanno riportato in Libia la parola "thank u", ha ringraziato i militari per il loro comportamento.. L'altra è quella del funerale, poco prima (anche se la frase viene ripetuta più volte) un personaggio aveva detto che era "..meglio morire in mare che tornare in Libia!".. L'ultima è quella del cell..pochi istanti per sentire la propria moglie e la propria figlia per dire un semplice "ti voglio bene", non possono stare molto, si spenderebbero troppi soldi. Mi vien male a pensare a quanti bambini oggi abbiano un cell e ogni settimana chiedano ai propri genitori una ricarica di 10 euro per mandare i loro vitali messaggini. E' forse non è neanche un caso questa scena. Infatti nei Paesi come la Libia il cell ha un ruolo fondamentale, perché è l'oggetto con cui si può fare soldi in poco tempo. A quanto mi diceva il regista nelle carceri i poliziotti sono persone corrotte che comprano e danno il cell ai carcerati cosicché questi sono portati a chiamare in giro per il mondo per guadagnare soldi tramite i nuovi metodi del mercato, del business,..
Il problema dell'emigrazione è sicuramente uno dei tanti problemi da risolvere qui in Italia, c'è sicuramente qualcosa che non va, forse le leggi, forse il sistema, ma in quel tempo lontano lo Stivale firmò a Ginevra un trattato che dichiarava l'impegno da parte del "nostro" Paese ad accettare i rifugiati politici o chiunque rischiasse la vita nel proprio Paese. Quel patto nel 2009 è stato infranto e come al solito i politici hanno cercato di insabbiare tutto ma fortunatamente questa volta la verità è uscita allo scoperto e la condanna è stata inflitta. Il film non è ancora uscito nelle sale e forse verrà visto da ben pochi ma il problema che solleva non dev'essere schiacciato dall'indifferenza dei cittadini. Cittadini che lo si voglia o meno sarebbero sicuramente divisi in schieramenti che finirebbero con commenti abbastanza facili da intuire "o poveretti" "hanno fatto bene" "non sapevo di questa storia" "è una vergogna" "bisogna fare qualcosa" "i gommoni andrebbero tutti bucati"..insomma alla fine avremmo questo, perché alla fine se uno ci pensa l'Italia, nello specifico gli italiani sono così: c'è chi per un attimo è preso da una compassione e viene fuori con profonde riflessioni (scontate) per poi dimenticarsene nelle ore o nei giorni successivi e c'è chi vissuto nei tempi del fascismo risente ancora di sentimenti razzisti alimentati oggi dalla lega. Sicuramente questo fattore (l'Italia era un Paese fascista) non va di certo dimenticato, perché anche lui ha il suo ruolo. Così come non andrebbe dimenticato il fatto che in un passato terribilmente recente pure l'Italia fu un Paese di emigrazioni e che i nostri padri, nonni o bisnonni dovettero andare all'estero in cerca di lavoro, di soldi per la propria famiglia, di una vita migliore. Come molte personalità importanti (vedi Chopin, Slowacki, Hugo, Chagall, Brecht, Neruda, Wagner, Einstein, Macchiavelli, Dietrich, Bartok..) che dovettero scappare dal loro Paese e cercare protezione altrove, così ognuno di noi ha il diritto di chiedere asilo.
MARE CHIUSO, che già il titolo dice tutto, è un film che sicuramente punta sui cittadini italiani per informarli di come stanno realmente le cose ma soprattutto e diretto ai giovani perché il futuro sono loro. Andrea con questo film sogna un'Italia migliore, dove in un futuro, si spera meno lontano possibile, l'Italia possa essere un Paese dove non solo l'economia globale vive in sintonia con il nazionalismo, ma anche gli immigranti e in generale gli stranieri siano un tutt'uno con il popolo dalla bocca buona, dove etnia, cultura, tradizione, lingua siano un punto di partenza per costruire un Paese migliore, che guarda in avanti verso le terre dello sviluppo e della crescita collettiva, un Paese che ha tanto da condividere con il mondo intero e che non necessita solo di incontrare ricchi dittatori stranieri per arricchirsi, perché il mondo è fatto per lo più da persone semplici, che lavorano e hanno una famiglia, delle radici e soprattutto sono esseri umani che hanno i lori diritti, diritti che non dovrebbero essere ottenuti in base ha determinate leggi ma acquisiti in automatico semplicemente perché sono innati.