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CATFISH regia di Henry Joost, Ariel Schulman

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  24/06/2015 11:06:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Doverose due premesse:
1) il trailer è piuttosto fuorviante, non trattasi di un horror o di un thriller. Ne stia lontano quindi chi cerca brividi e affini.
2) Gli autori giurano si tratti di un documentario realizzato per intero in presa diretta. Qualche dubbio sorge, sembra più un mockumentary o comunque un ibrido arrangiato. Personalmente ho trovato la cosa poco rilevante ma comprendo che qualcuno possa non gradire.

Detto ciò abbiamo di fronte un film interessante ed originale, una pellicola focalizzata sull'utilizzo deviato delle nuove tecnologie ed in particolar modo dei social network.
In questo caso la vittima è Nev, fotografo di belle speranze di New York, sodale del fratello Ariel e di Henry Joost (costoro già noti per la saga di "Paranormal activity", più precisamente per il terzo e quarto capitolo ).
Il ragazzo viene contattato da Abby, una bimba del Michigan che vorrebbe riprodurre i suoi scatti su tela. Nasce così un'amicizia e una collaborazione supervisionata da Angela, madre dell'artista in erba.
Nel frattempo Nev conosce via Facebook amici e famigliari di Abby, tra cui spicca indubbiamente l'avvenente sorella Megan. Tra i due nasce immediatamente una forte simpatia, poi sfociante in una sorta di infatuazione virtuale.
Tutto avviene via telefono o pc, la grande distanza non permette incontri e la collaborazione procede sino a quando alcune incongruenze fanno scattare numerosi campanelli d'allarme.
Il terzetto di novelli investigatori decide così di volare in Michigan per scoprire la verità. Una verità che si rivelerà dolorosa e molto lontana da quella costruita ad arte dalla mente celata dietro questo grande inganno.
E' incredibile la facilità con la quale sia possibile creare un mondo effimero entro il quale addolcire le proprie sventure e angustie. In questo caso il gesto del colpevole è condannabile senza dubbio, anche se le attenuanti del caso ci stanno.
Il crearsi un'identità virtuale, e in questo caso addirittura una credibile rete di contatti fittizi per dare fondo alle proprie menzogne, inventando una vita appagata e di successo, nasconde una quotidianità troppo dura da digerire, fatta solo di delusioni e ostacoli.
Il gesto è quindi deplorevole a prescindere, anche se la depressione che lo alimenta rende più comprensibile e di conseguenza perdonabile il tutto.


"Catfish" non è stato esente da polemiche più o meno giustificate; il fatto che gli Schulman e Joost sulla malinconica situazione abbiano lucrato, ottenendo visibilità (in vari festival) e fondi per un reality show (andato in onda qui da noi su Mtv) ha generato più di qualche malcontento.