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MATERNITY BLUES regia di Fabrizio Cattani

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steven23     7 / 10  22/09/2013 21:23:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mmh, credo che qui ci sarebbe da parlare per parecchio tempo, e non tanto sul film in sé quanto sul tema trattato: infanticidio, probabilmente uno dei crimini più devastanti e distruttivi non solo per chi deve subire le conseguenze della perdita da vittima (padre o madre che sia), ma anche per chi lo commette.
Ebbene, Maternity Blues affronta il tutto dal punto di vista di quattro donne responsabili di tale crimine. Quattro donne rinchiuse in una Clinica psichiatrica e costrette a convinvere, oltre che tra loro, con i propri sensi di colpa.
Partendo dal presupposto che mi trovo del tutto in disaccordo con chi mi ha preceduto dico che il film mi è piaciuto, questo nonostante certi aspetti nettamente migliorabili. Parliamoci chiaro, la tematica poteva far schizzare il voto molto in alto, solo che è stata sfruttata in parte. C'è anche da dire, però, che approfondendola ancor più di quanto non sia stato fatto c'era il rischio di infilarsi in un tunnel privo di uscite. Già, perchè si fa in fretta a parlare, ma se l'infanticidio rimane ancora oggi uno dei crimini meno spiegabili da qualsiasi psichiatra ci sarà un motivo. E non pretendo che riesca a farlo un regista, seppur con un buon supporto. Quindi ho apprezzato la scelta di Cattani di mantenere un taglio distaccato e privo di schieramenti. Il film risulta così girato come una lunga seduta di terapia alla quale ho assistito con un certo interesse. Un pò meno azzeccato, invece, il tentativo di spezzare la vita nella clinica con l'inserimento di parti riguardanti il marito di una delle quattro donne, Clara. L'ho trovato troppo lontano dal resto della vicenda, quasi una forzatura della quale non c'era bisogno.
Riuscitissima invece la sensazione di disagio e conflitto interiore che riesce a trasparire da almeno due delle quattro protagoniste, questo grazie alla loro bravura. E sto parlando delle due straniere, Monica Birladeanu, colei che vuole mascherare il tutto sotto un atteggiamento disinibito e aggressivo, e Andrea Osvart. Indipendentemente dai commenti precedenti, quest'ultima regala davvero un'ottima interpretazione. E' l'unica che riesce a rendere partecipi del proprio dolore senza il bisogno di parole. Gran prova, così come appropriata la scelta di non doppiare né lei né la Birladeanu. A questo proposito un'altra scena discutibile del film è

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Comunque, al di là di tutto, un film duro e coraggioso che, seppur mancando alcuni obiettivi, supera ampiamente la sufficienza e ci mostra come anche chi viene considerato da tutti un "mostro" (persino da sè stesso) possa ancora combattere per ritrovare perlomeno un barlume di umanità e di contatto con la realtà.

"... e mi sorprendo... Ancora... Di quanto può essere ostinato e resistente il cuore di una donna!"