Dom Cobb 9½ / 10 07/05/2012 17:47:57 » Rispondi Fantastico. Forse il primo Bond con Brosnan che abbia visto, e di cui serbo il ricordo migliore; anche a guardarlo adesso, Il mondo non basta è forse il miglior bond-movie con lui protagonista. La storia si fa composita in modo sufficiente da risultare intrigante, i personaggi sono più ambigui e carismatici, il villain una volta tanto mostra anche lui un minimo di vulnerabilità senza per questo apparire patetico o debole
Anche Elektra è morta. MENTI!!!!! Un momento impagabile
e l'azione è ben mescolata con l'emozione, senza sovrabbondare come succedeva nel precedente film. Le bond-girls sono notevoli (forse un po' sottotono la Richards) e non risultano sprecate a stupide gag, nonostante l'ironia sia presente. Anche la canzone dei titoli è memorabile, ed è fra le mie preferite. Da ricordare l'ultima apparizione di Desmond Llewelyn nel ruolo del simpatico Q. Mezzo punto in meno per il finale, un po' sbrigativo.
Dom Cobb 15/10/2023 13:31:01 » Rispondi Quando il miliardario magnate del petrolio Robert King viene ucciso nel cuore dell'MI6, James Bond viene inviato a proteggere la di lui figlia, Elektra: il colpevole infatti sembra essere il terrorista Renard, già autore del rapimento di Elektra anni prima e ora tornato per compiere la sua vendetta... Alla fine degli anni '90, Bond si è ritagliato di nuovo una considerevole fetta di pubblico tutta per sé, modernizzandosi nei particolari al mutato clima politico, inseguendo le mode cinematografiche del genere action più sfrenato e affidandosi a registi più o meno affermati, versatili mestieranti che abbiano sufficiente competenza, ma senza uno stile particolare con cui contaminare la "formula" bondiana, che continua a dettar legge su tutto il resto. "Il mondo non basta", visto il successo dei precedenti due episodi della serie, si allinea in tutto e per tutto a questo modello: stavolta il regista scelto è Michael Apted, misconosciuto veterano noto in specifici circoli soprattutto per la sua serie di documentari "Up" e il cui piatto forte sono le prestazioni attoriali e un approccio intimo alla narrazione più che il grande spettacolo mainstream. L'intenzione chiaramente è di aggiungere un po' di spessore emotivo e produrre qualcosa di più sostanziale a livello di storia e personaggi, scavando nella figura di Bond per renderlo più vulnerabile (direzione già intrapresa in "Goldeneye" ma impiegata malamente in "Il domani non muore mai"). Anche la storia, che per la prima volta mette Bond a confronto con un villain femminile, conferma questa decisione e pone delle solide basi da cui trarre un intrigante dramma spionistico.
L'idea di base, cioè che Bond "crede di aver trovato la sua Tracy, ma poi scopre di aver trovato il suo Blofeld", è forse la più interessante fin dai tempi di "Al servizio segreto di sua maestà" e mette Bond nella posizione di innamorarsi della sua Bond Girl, Elektra King, solo per scoprirsi tradito da quella che è, a tutti gli effetti, la vera mente criminale dietro a tutto.
Il risultato, seppur valido, soffre comunque di qualche difetto, sia di scrittura che di esecuzione. Tutti i problemi si possono sintetizzare nel voler ad ogni costo condurre la storia nei binari dell'onnipotente "formula", creando una certa discontinuità fra la serietà di fondo della storia e l'aspetto più frivolo e divertente. Inoltre, forse per paura di alienarsi il pubblico di affezionati, troppa importanza viene data alla trama spionistica, che si rivela anche un tantino troppo ingarbugliata a una prima visione, e di conseguenza l'aspetto emotivo e sentimentale viene messo in secondo piano, relegato ai margini e affogato da scene d'azione che, dal canto loro, sono troppo evidentemente realizzate in separata sede dalla seconda unità. I dialoghi tiepidi e mai brillanti e una recitazione sorprendentemente priva di guizzi da parte di gran parte del cast rendono queste mancanze ancora più evidenti e annacquano ulteriormente ciò che poteva essere uno degli episodi migliori della serie. Oltre a Brosnan, a cui vengono date un paio di occasioni per sfoggiare tutte le sfaccettature del suo carattere, da quello più giocoso a quello più serio, se la cavano meglio i due villains, un inquietante eppure stranamente toccante Robert Carlyle e l'infida Sophie Marceau, che risulta anche la migliore fra le due Bond Girls. Ogni volta che la storia si concentra su loro due, il film prende vita, regia e sceneggiatura danno il meglio di sé e regalano una dinamica finora estranea ai film di 007, ma senz'altro benvenuta.
Funziona alla grande la graduale rivelazione che Renard altro non è che una marionetta manovrata da Elektra anziché il contrario, il che lo rende tecnicamente lo scagnozzo del duo, manipolato dalla sua amante in modo da suicidarsi per lei, complice anche la questione del proiettile in testa.
Judi Dench nel ruolo di M ha un ruolo ampliato, anche se forse non proprio necessario, mentre si segnala il gradito ritorno di Robbie Coltrane nel ruolo dello spregiudicato Zukovsky e l'ultima apparizione del compianto Desmond Llewelyn nei panni di Q, sebbene col valido sostituto (John Cleese) pronto a prenderne il posto.
Ho sempre cercato di insegnarle due cose. Primo, mai farsi vedere sanguinante. Secondo, avere sempre un piano di fuga.
La nota dolente del cast purtroppo è Denise Richards, che seppure abbia i requisiti fisici per il ruolo, dà una prova recitativa un po' incostante: parte bene e ha dei buoni momenti, ma in altri si dimostra monocorde e quasi fuori posto. Forse colpa del casting, ma forse anche dello stesso Apted, che pur non avendo mai brillato nel corso della sua filmografia, qui non si mostra particolarmente in forma. C'è da dire comunque che l'intrattenimento resta garantito: sebbene il ritmo abbia dei periodi di stanca, l'impianto spettacolare funziona ancora bene e le scene d'azione, graziate da ottimi stunt ed effetti speciali sempre più numerosi, fanno ancora la loro sporca figura, grazie anche a una certa varietà di scenari e mezzi di trasporto.
Le due scene migliori sono senza dubbio quella d'apertura, un fantastico inseguimento in motoscafo su e giù per il Tamigi e un attacco di elicotteri dotati di motoseghe, anche se pure il raid alla base di bonifica nucleare regala ottimi momenti. Delude invece la consueta caccia sugli sci, debole e priva di verve a dispetto dell'uso di motoslitte super-accessoriate, anche se la medaglia di rame va al finale sul sottomarino: ancora una volta, il climax è la parte peggiore sul versante dell'azione.
Inoltre, nonostante si tenda a prediligere l'aspetto ludico e spionistico a quello che invece dà anima e cuore alla vicenda, il film riesce a centrare alcuni dei momenti drammatici più significativi, abbastanza da lenire la delusione per non aver sfruttato il massimo potenziale della premessa.
L'intera scena di tortura di Bond alla ruota e la morte di Elektra sono forse le scene migliori del film, così come il faccia a faccia tra M e Renard, in cui quest'ultimo rinfaccia alla signora gli errori commessi in passato o il primo incontro fra Bond e Renard nella base nucleare.
E la colonna sonora dell'ormai collaudato David Arnold, pur non raggiungendo i fasti dei vari John Barry o Michael Kamen, gronda "Bond" da ogni singola nota, incluse quelle dello straordinario tema principale cantato dai Garbage. Insomma, "Il mondo non basta" include già alcuni degli elementi che, enfatizzati, diventeranno la caratteristica saliente della serie nel nuovo millennio e faranno la fortuna dell'era Craig; ma ancora ci si aggrappa alla formula con una venerazione eccessiva, con effetti deleteri alla storia e allo svolgimento. Per fortuna, i pregi superano i difetti e il film risulta abbastanza unico sotto la patina seriale da soddisfare le aspettative sia dei fan che del pubblico casuale. VOTO: 8