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MAGNIFICA PRESENZA regia di Ferzan Ozpetek

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)     7 / 10  01/04/2012 02:10:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Elio Germano esce temporaneamente dalla serie tv per approdare al cinema nel nuovo film MAGNIFICA PRESENZA, regalandoci una prova perfetta (come tutto il cast, dalla Proclemer alla Puccini passando per la Buy e Fiorello, senza dimenticare Platinet, che sinceramente non pensavo sapesse recitare seriamente), anche se in lontananza se vogliamo essere pignoli l'accento si sente ancora ma chiudiamo pure un occhio sul piano della dizione, visto che di questi tempi trovare un attore bravo italiano è un impresa più unica che rara. La stessa impresa che si fa per produrre un film decente, e sinceramente MAGNIFICA PRESENZA riesce a essere un buon risultato, anche se inferiore nel panorama Ozpekiano.
Certo, certo c'è sempre la commedia in mezzo ai piedi, ma più che altro ci si riesce a spostare su una storia che vive tra il fantastico e il reale, col passato che rivive nel presente, tra ossessioni e sogni, dove troviamo temi cari al regista come la solitudine e la diversità.

Che sia un'Ispirazione o una citazione il regista si rifà sicuramente all'opera di Pirandello 6 PERSONAGGI IN CERCA D'AUTORE e al lontano FANTASMI A ROMA di Pietrangeli con Gassman, Eduardo De Filippo e Mas*****nni, aggiungendoci tocchi di egoismo, narcisismo, omosessualità, tradimento. In un finale di certo non previsto scopriamo che è lei la colpevole, attrice di grande fama così incontentabile, avara e narcisista che pur di recitare e avere tutti gli sguardi su di sè è pronta a tradire i suoi compagni, dopo tante avventure passate insieme. Chi recita in teatro sa che valore ha una compagnia ed è come se Opzeck prendesse in causa le persone che hanno più a cuore il mondo del teatro. Come non accorgersi dei continui riferimenti allegorici che vengono fatti su di esso.
La figura del trans, figura come altre forse, per qualcuno pure derisoria, d'intrattenimento, è invece l'essenza del teatro. Nel teatro l'arte del travestirsi sta alla base di tutto, il divenire qualcun altro sotto i ceroni e i costumi sfarzosi. L'emozione di salire sopra un palco e di interpretare una persona che poi nella vita reale non si sarà mai è una delle tante soddisfazioni che da questo lavoro.
Ma a dirla tutta non c'è niente di più bello e toccante come il momento delle prove: lo stare tutti insieme e provare e riprovare, ridere agli sbagli degli altri, lottare con il regista per il cambio di una battuta o di un'azione, le mangiate e le bevute a fine giornata,..
La compagnia nel teatro è tutto, se essa non va lo spettacolo non verrà a farsi. Ed è proprio questa magia che la Morosini distrugge mentre si pavoneggia davanti al povero Pietro raccontandogli le motivazioni, per lei assolutamente valide, come se lo scopo finale potesse giustificare i mezzi che lei ha adottato.

Mi si è stretto il cuore quando ho visto che le scene sono state girate al Teatro Valle di Roma che ricordo occupato ancora da giugno scorso per protesta della condizione penosa dell'arte nel nostro Paese e per questo ringrazio Opzeck che almeno lui si ricorda di queste cose e ha unito l'utile al dilettevole. Visto il mezzo comunicativo e la storia a disposizione non ha perso tempo e ha ricordato questa triste e dura realtà che molto spesso i telegiornali dimenticano, o molto più semplicemente, la verità è che si preferisce far passare per i palinsesti televisivi la protesta sulle farfalle troppo in vista piuttosto che quella più spinosa sulla situazione artistica italiana.