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MAGNIFICA PRESENZA regia di Ferzan Ozpetek

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marcodinamo     8 / 10  19/03/2012 18:48:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Al contrario di qualcuno che mi ha preceduto, io non ho mai sopportato Ozpetek. Ebbene questa pellicola l'ho trovata deliziosa con questo sapiente gioco fra realtà che sembra finzione e finzione che sembra realtà. Trovo piuttosto superfluo e invero stantio il solito ricorso alle vicende gay del protagonista
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  20/03/2012 09:33:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ho amato particolarmente questo film ma devo dare atto a Ozpetek si essere tra i pochissimi autori italiani che tratta i suoi personaggi gay esattamente come quelli eterosessuali: forse se altri seguissero il suo esempio avremmo un'Italia migliore. Per il resto penso che voler fare Pirandello a tutti i costi sia stato rischioso persino per Ozpetek e che non gli sia riuscito bene... ma (anche) questa è una mia personalissima opinione; sono contento che tu abbia invece apprezzato il film.
Invia una mail all'autore del commento Larry King  20/03/2012 12:37:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il protagonista dice "non so neanche se sono gay, come faccio a sapere se sono etero". Per una volta la sessualita'del protagonista non ha alcuna importanza, ed e'questa un'altra delle rafinatezze delle quali il film e'disseminato.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  20/03/2012 16:57:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi permetto di correggerti: la frase esatta è "Non riesco a essere gay, figurati a fare l'etero". La sessualità del protagonista c'entra ma indipendentemente dal suo orientamento: semplicemente è un immaturo che non è in grado di gestirla. E di gay così ne conosco a bizzeffe!
Invia una mail all'autore del commento Larry King  20/03/2012 17:43:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie della correzione, più che la sessualità mi riferivo all'orientamento, che rispetto ad altri film è in secondo piano. più che altro, e sono completmaente d'accordo con te, è uno dei paradigmi che servono a tratteggiare l'idendità del personaggio: stralunato, ingenuo, illuso e comunque solo, ma indubbiamente immaturo di fronte alla vita, alla città di Roma, alle proprie velleità artistiche e non ultimo ai sentimenti. Ne è a testimonianza il primo piano finale, ormai chiosa di tutti i film di Ozpetek, che riassume il senso dei tutto il film.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  20/03/2012 18:19:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Verissimo. Sul primissimo piano finale non avevo posto eccessiva attenzione e invece è come dici tu: riassume l'intera psicologia del personaggio principale.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  20/03/2012 18:20:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
...e tutto il film, in definitiva!
Invia una mail all'autore del commento Larry King  20/03/2012 19:22:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se ti ricordi "La finestra di fronte" finiva allo stesso modo, e nello sguardo della Mezzogiorno c'era tutta la disullusione che l'accompagnava per tutto il film. Ne "un giorno perfetto" gli occhi della Ferrari, che aveva trovato un minimo di sollievo alla fine della giornata, ma era ancora all'oscuro della tragedia, il primo piano esaltava, se non esasperava la drammaticita'del momento. Diciamo che il primo piano finale del protagonista nei film di Ozpetek puo'essere una sorta di marchio di fabbrica.

Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  21/03/2012 01:35:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Concordo su questa scelta stilistica di Ozpetek. Lo sguardo della Mezzogiorno però a me suggeriva più che disillusione, una presa di coscienza profonda e una determinazione realistica (l'esatto contrario di quel che suggerisce lo sguardo stralunato del bravo Germano, esattamente quel che ha voluto il regista)...
Invia una mail all'autore del commento Larry King  21/03/2012 13:27:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Per motivi personali, che evito di spiegare per non annoiare, questa presa di coscienza, che giustamente sottolinei, l'ho vista come disillusione. Il personaggio cerca una via d'uscita, ma si rende conto di doversi tenere stretta comunque la vita che ha. Germano, o meglio il suo personaggio, e'un'eterno bambino, che assiste allo spettacolo della vita con distacco, quasi a salvaguardare la propria ingenuita' e la propria innocenza (almeno io la vedo cosi')
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  22/03/2012 00:55:58Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sei generoso: a me sembra semplicemente un eterno disadattato che probabilmente non crescerà mai!!
Invia una mail all'autore del commento Larry King  22/03/2012 13:22:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Possono essere valide entrambe le chiavi di lettura, come pure considerare una nota autobiografica del regista non potrebbe essere del tutto sbagliato. Al di la di tutto, concluderei dicendo, che un film che comunque un minimo di discussione l'accende, e siamo qui a dimostrarlo, non e'necesseriamente cosi'negativo, come la maggior parte dei voti qui attesta. D'accordo i capolavori sono altri, e forse e'vero, in passato forse era un po meno difficile incapparci, ma all'interno del panorama attuale e dell'opera stessa del regista, mi sento di confermare il mio giudizio.