paride_86 5½ / 10 20/01/2009 03:04:37 » Rispondi Anni '60: una giovane ragazza che ha appena tentato il suicidio accetta di farsi ricoverare in una clinica psichiatrica per sottoporsi a delle cure. Per tutto il primo tempo "Ragazze interrotte" prosegue come una versione al femminile di "Qualcuno volò sul nido del cu****", ovvero descrive la triste situazione dei manicomi in quel periodo, i metodi che venivano usati e la scarsa attenzione per le reali patologie del paziente. Dice allo spettatore che una depressione può essere scambiata per follia, o che si possa essere internati anche per motivi come "promiscuità" sessuale: mi spiego meglio, il film si schiera inizialmente (e giustamente, vista la condizione dell'epoca) contro la clinica psichiatrica, affrontando temi sociali che nel secondo tempo cederanno il passo a quelli personali delle ragazze ricoverate. Poi invece fa retromarcia, e gli infermieri "cattivi" diventano buoni, i metodi utilizzati non sono più iniqui, ma danno i loro frutti; insomma, tutto cambia al cambiare dell'atteggiamento della protagonista, come a dire che quello che prima era visto come "sbagliato" e poco consono ad una buona deontologia medica era solo frutto della malattia di Susanna e del suo atteggiamento riluttante verso psicologi e infermieri. Ma tutto questo non è vero perché Susanna all'inizio è stata fiduciosa verso il personale della clinica e verso i metodi utilizzati, quindi il finale che riabilita i medici è straordinariamente contraddittorio, anche perché adesso sappiamo bene com'erano le condizioni dei manicomi a quel tempo! Invece il finale tende a colpevolizzare i malati perché
Winona Ryder in una delle scene finali fa un atto d'accusa molto preciso alla Jolie, dicendole più o meno che è lei stessa a non voler guarire, a crogiolarsi nella sua condizione tanto da essere già morta dentro.
Tutto questo poteva essere credibile in un film che avesse affrontato escusivamente le storie personali delle ragazze (tutte interpretate da attrici convincenti, specialmente Angelina Jolie), ma ambientare la storia negli anni '60 significa fare una scelta sociale precisa da cui non si può più prescindere, vista la situazione degli ospedali psichiatrici dell'epoca. Situazione che la pellicola affronta in maniera ambigua e poco definita.