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QUASI AMICI regia di Olivier Nakache, Eric Toledano

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Terry Malloy     7 / 10  03/01/2014 15:51:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il senso di un'amicizia racchiuso nell'immagine finale di un mare del Nord e delle comodità derivanti da una vita agiata, seppur bloccata a una sedia, è sicuramente uno dei segni di un film sicuramente riuscito, anche se adatto a un pubblico che apprezza un cinema di sentimenti tanto forti quanto semplici e schematici. Molta maturità nella scrittura di un film pienamente e finalmente irriverente fanno a braccio di ferro con un filmico che ha scarse attrattive: le musiche di Einaudi sono atroci, come il primo piano di Driss a effetto che chiude il film oppure il confortevole tono di omogeneità e piattume che conferisce la fotografia, tanto per citarne alcune. I dialoghi tra i due amici si fermano al giusto livello di profondità che possa accomunare una fetta di pubblico più larga possibile, e questo è difficile. Purtroppo ne risente lo schematismo di una storia idealistica come da sempre il cinema ne ha fatte, in cui il tema della paraplegia è secondario, e primario invece è l'interesse scaturito dalla domanda: "che cosa fa di un uomo, un uomo?". Di qui alcuni toccanti momenti come il giro notturno per Parigi (meglio che Allen prenda appunti) in cui colpisce lo spettatore di ogni cultura una frase proferita da Philippe, sconvolgente nella sua semplicità: "Il mio vero handicap è l'assenza di lei". Il dramma di un uomo qualunque, affiancato da un amico non qualunque, gli inevitabili stereotipi socio-culturali, osservati con divertita ironia, un po' di cattiveria e realismo (il piccolo fratellastro di Driss non si redimerà, almeno in quella tranche), ecco cosa racconta questo buonissimo film d'oltralpe. La mia scena preferita comunque rimane quella del teatro. Mortalmente divertente. "Quanto dura?" "Quattro ore" "Oddio".