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QUASI AMICI regia di Olivier Nakache, Eric Toledano

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Marco Iafrate     7½ / 10  01/05/2012 23:43:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Accanto al letto la sedia a rotelle riposa insieme al suo proprietario (è un modo di dire, quasi sempre neanche gli appartiene), lo aspetta per un nuovo giorno, la sveglia è alle 6.30 perché alle 9.00 ha inizio la fisioterapia al centro di riabilitazione motoria, il servizio di trasporto con il pulmino da casa al centro ha dei costi, il comune non ha soldi a sufficienza quindi ha abdicato, bisogna arrangiarsi da soli. Di prendere l'autobus non se ne parla proprio, servono le gambe, l'automobile può andar bene ma c'è bisogno di qualcuno che la guidi e la badante non ha nemmeno la patente, ergo, niente fisioterapia al centro riabilitativo. Senza un costante lavoro i muscoli perdono presto di tonicità, le gambe diventano molli come gelatina e soltanto muovere un passo costa più fatica di quanta ne fa un salmone per risalire la corrente di un fiume. La casa non offre molto, una televisione e la compagnia di una signora che non parla l'italiano, per chi vive su una carrozzella uscire rappresenta una sfida, il superamento di una prova, il limite dove la sopportazione cessa di essere una virtù, bisogna accettare il fatto che la città sta ad un disabile come un organo sano sta ad un batterio, non sono compatibili, le cellule sane non lo riconoscono, per questo parcheggiano le loro auto dove ci sono gli scivoli agli incroci, sui marciapiedi, davanti ai portoni, qualsiasi tragitto è una corsa agli ostacoli, chi è costretto a muoversi su una sedia a rotelle è un corpo estraneo, un'anomalia del sistema, un ingombro. Questa è la drammatica realtà di chi vive con un handicap, costretto a subire la malvagità della natura e l'indifferenza del prossimo, l'umiliazione più grande, perché ad accompagnare quella rimozione di materia ( si lasciano tra il muro e la macchina 30 cm di spazio per passare, il disabile non esiste), ci sono poi da affrontare i volti di circostanza e i discorsi ipocriti di quelli che devono assolvere la propria coscienza al cospetto di chi non è come loro, un penoso teatrino che tutti conosciamo, spesso proposto dai salotti della tv perbenista e così sensibile (a chiacchiere) ai problemi della disabilità.
Per questo, "Quasi amici" non è una commedia ma un film fantastico (nel senso di genere), bellissimo perché affronta un problema drammatico con quell'ironia che dovrebbe essere linfa vitale per chi soffre, la medicina più utile, ma lontano anni luce dalla realtà, purtroppo non sono molti i disabili che possono permettersi l'aereo privato per andare a fare parapendio, la maserati parcheggiata in garage, le governanti, la fisioterapista e il badante nero, forte e simpatico, che pur con un passato burrascoso ed una sfilza di fratelli da sfamare non si lascia indurre in tentazione dalla ricchezza che lo circonda. Io non so se tanta edulcorazione possa far più del bene o del male a chi vive un problema simile, spero vivamente che faccia del bene, quando si assiste a qualcosa di piacevole si viene inondati da un senso di benessere che può soltanto giovare alla psiche ma poi, finito lo spettacolo, si torna a casa e c'è la vita vera da affrontare, ed a volte pesa come un macigno, i riflettori si spengono, si rimane soli, è lì che serve il coraggio.