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QUASI AMICI regia di Olivier Nakache, Eric Toledano

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     9½ / 10  27/02/2012 09:19:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno dei film più veri e autentici prodotti da molto tempo a questa parte. Ho avuto il privilegio di vederlo con gli occhi di chi, non più tardi di 3 anni fa, è stato su una sedia a rotelle. Certo, nel mio caso tutto si è risolto, tuttavia ho provato sulla mia pelle cosa significa dipendere da chiunque per qualunque cosa, ma soprattutto ho provato cosa significa sentirsi la pietà altrui addosso: inutile, fastidiosa ma soprattutto tremendamente umiliante. Nell'istituto in cui sono stato ricoverato ho avuto la fortuna di avere un team qualificatissimo di fisioterapisti senza alcun pelo sullo stomaco, determinati, a volte brutali, spietati: in neanche 3 mesi m'hanno fatto buttar via la sedia a rotelle. Ricordo la sferzante ironia con cui trattavo tutte le sofferenze mie e altrui, unico sistema per poter sopravvivere perché unico modo per prendere un minimo di distanza da esse; ricordo la gioia irrefrenabile quando ho potuto girare liberamente con la sedia a rotelle dopo un mese di perfetto immobilismo su un letto d'ospedale; ricordo con quale determinazione avrei voluto morire se fossi stato condannato a rimanerci, su quella sedia; da quando sono tornato a camminare ho una fame di vivere che non riesco mai a saziare, ho una voglia di godere di tutto ciò che mi offre la vita senza moderazione o ritegno alcuno.

E' con questo stato d'animo che ho assistito a questa pellicola semplicemente straordinaria, giusta, senza concessione alcuna. Temo che solo i francesi potevano trattare con tanta laica asciuttezza un soggetto altrimenti facile preda di pietismo e miracolismi vari (ho apprezzato moltissimo che non ci sia l'ombra di un religioso in questa storia: ho imparato a rispettare chi bestemmia, odia e disprezza seriamente Dio perché non ha avuto un solo minuto di vita normale, altro che bellezza del Creato; così come sono trasalito di fronte all'approccio superstizioso e utilitarista di chi si affidava ad immagini sacre con lo stesso animo con cui avrebbe raccomandato se stesso o un parente stretto per un favore qualsiasi anelando a impossibili miracoli), e solo loro potevano affrontare temi sociali scottanti con una leggerezza narrativa e semantica che non inficia in alcun modo una profondità d'analisi senza concessioni. Ho quindi un atavico terrore del paventato remake italiano (per non parlare di quello americano)...

Venendo più strutturalmente al film, va detto che esso parte da una storia vera narrata da una delle più sensibili giornaliste della televisione francese, Mireille Dumas, che tempo addietro realizzò un toccante documentario sulla vicenda di un imprenditore francese tetraplegico trasferitosi in Marocco e del suo badante maghrebino. Da questa vicenda, e con l'intenzione precisa di gettare uno sguardo diverso sulla menomazione, i registi Nakache e Toledano (che ne hanno curato la splendida sceneggiatura di cui ho apprezzato la straordinaria struttura circolare) trasferiscono la storia a Parigi mettendo in efficace contrapposizione due mondi distantissimi: l'alta aristocrazia parigina e il mondo delle banlieu, bianchi e neri, laici di cultura cristiana e musulmani importati, letterari acculturati autoreferenziali e ignoranti lobotomizzati dai mass-media, ipocriti benestanti con schietti disperati, "alti" moralisti con "bassi" dignitosi. François Cluzet e Omar Sy (quest'ultimo compensato con un César che forse sarebbe stato meglio dare a entrambi ex-aequo) si gettano anima e corpo in una prova attoriale che non si limita a un perfetto esercizio di stile ma che sa trasmettere emozioni ed empatia a qualunque tipo di pubblico. Non da meno i personaggi di contorno, importantissimi in una commedia.

Tutto funziona meravigliosamente in questo film: ritmi serrati, colonna sonora da urlo (sia la parte originale, scritta ed eseguita dal nostro Ludovico Einaudi, che gli inserti esterni che coniugano con geniale divertimento gli Earth Wind and Fire con Vivaldi, Bach, Haendel e Wagner!), montaggio semplicemente perfetto, una fotografia da documentario che non rinuncia però a una pulizia e a una brillantezza davvero spettacolari. E su tutto, una raffica di dialoghi pungenti, ficcanti, divertenti e divertìti, colti e accessibili allo stesso tempo: un vero piacere per l'intelligenza e per l'anima, da tempo non assistevo a una così brillante sintesi tra livelli semantici tanto diversi tra loro. Nakache e Toledano riescono dunque nella "mission impossible" di rendere straordinario e non banale un soggetto già ampiamente esplorato nella storia del cinema come quello dell'amicizia virile, sia pure con una particolarità così caratterizzante.

Nessuna pecca per questa pellicola, allora? Purtroppo qualche riflessione critica la devo sollevare: fatto salvo lo sforzo encomiabile (e riuscitissimo) degli autori di lanciare un messaggio assolutamente positivo rispetto a problematiche tanto dure, non ho fatto a meno di chiedermi se questo soggetto avrebbe potuto funzionare se il tetraplegico non fosse stato ricchissimo e aristocratico ma un semplice impiegato da 1000/1500 Euro al mese. E se il travolgente personaggio interpretato da Omar Sy fosse stato un banale approfittatore come tanti. Nonostante ci sia dietro una storia vera, non ho potuto fare a meno di considerare con amarezza che "gli happy end esistono solo nei film": io stavo in sala con i miei amici sani spostandomi liberamente, la maggior parte dei miei compagni di sventura quando ero ricoverato non si alzerà mai più dalla sedia a rotelle e non avrà a disposizione una servitù a riverirli, né il problema di adattare una Maserati biturbo per spostarsi, bensì il senso di colpa di condizionare irrimediabilmente la vita di chi sta loro vicino magari arrabattandosi per arrivare a fine mese.
Purtroppo nella realtà non basta metter su una canzone travolgente per riprendersi il gusto di vivere. Purtroppo.
Invia una mail all'autore del commento PIERLUIGI T.  28/02/2012 01:18:48Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Luke.Inutile aggiungere altro ad un commento che è il vissuto di una personale esperienza. Inutile commentare, oltremodo, quello che è la miglior pellicola di questo inizio anno. Ogni altra mia parola per elogiare la magnificenza espressa da questa storia, e dalla sua trasposizione, risulterebbe superflua. Intervengo per il dispiacere provocatomi dalla brutale realizzazione di una realtà che si è fatta spazio tra le ultime righe che hai lasciato su questa pagina. Sono frasi che ho già sentito le tue, e allora come adesso mi provocarono lo stesso dolore. Si perchè i dubbi che hanno(giustamente) impattato con i tuoi pensieri, mi furono espressi nei confronti di un altro grande capolavoro....Lo scafandro e la farfalla. Quel film ha cambiato moltissimo il mio modo di approcciarmi a tutte quelle situazioni che possono essere definite sventure, tanto che ogni volta non mostrassi affezione alla vita mi ripromisi che l'avrei riguardato. Fu uno schiaffo morale sentire quella domanda, abbattuto in volo, da un amico: -ma se non fosse stato ricco avrebbe ricevuto le stesse cure?-. Vorrei dire solo questo, la vita per quanto bellissima ci riserva tanti, forse troppi, momenti in cui riflettere e domandarsi cosa e perchè. Viviamo le belle sensazioni, per quello che sono, per il modo con cui ci emozionano, per il maggior tempo possibile e non lasciamo che il denaro si impossessi anche di loro.
atticus  28/02/2012 12:44:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Luke, dico solo che mi hai commosso... :')
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  28/02/2012 18:46:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ragazz*, nel ringraziarvi di cuore per i vostri feedback (che hanno commosso pure me), mi sento di dover fare qualche precisazione doverosa, visto che l'ultima frase del mio commento ha suscitato così tanto clamore.

Partiamo da un paio di presupposti nei quali credo fermamente: 1) come più volte ripetuto nel qui tiepidamente accolto "Hugo Cabret", il cinema è anzitutto SOGNO, anzi "LA MACCHINA DEI SOGNI", e tale deve rimanere. Dubito possa esistere un "cinema-verità", al massimo possiamo parlare di un cinema "realistico" o "verosimile" (anche le crudezze di un Gaspar Noè sono comunque pensate e costruite per essere messe in scena!). 2) Come disse mi pare Hemingway (verificate e smentitemi, semmai): "Le carrozze sono mosse dai cavalli, ma sono i sogni a farle partire". Dunque, magari fossimo inondati di film come questo.

Ciò detto, però, non possiamo "mettere in un cantuccio" il cervello e bearci delle fantasie che un film rappresenta o ci suscita.
Molto crudamente ho fatto un raffronto con il mio caso, ben più leggero di quello narrato da "Quasi amici": da quando ho avuto il mio incidente, al netto di premi assicurativi riscossi e di prestazioni sanitarie gratuite, mi trovo a denunciare una spesa in prestazioni sanitarie o parasanitarie di circa 5/6000 Euro l'anno. Dato che guadagno sui 1200 Euro netti al mese, significa che tra le 4 e le 5 mensilità all'anno se ne vanno in medicine, visite, fisioterapie e affini. Nel mio caso non ho avuto fortunatamente bisogno di badanti perché familiari e amici hanno potuto darmi una mano: in caso contrario l'assistenza pubblica non avrebbe coperto tutte le mie necessità e men che meno mi sarei potuto permettere di assumere qualcun*.
Dato che in questo Paese laico e soprattutto nel quale Stato e Chiesa sono "due entità sovrane e distinte" (così recitano Costituzione e Concordato) a quelli come me non è concesso sposarsi civilmente, mi trovo con la "fortuna" di vivere solo (!!) e quindi di potermi permettere una spesa così consistente.
Mettiamoci pure che non ho perso il lavoro perché faccio parte di quella sempre più sottile schiera di superprivilegiati che lavora in una Azienda sopra i 15 dipendenti e che è tutelata dall'ormai moribondo articolo 18: con schietta crudezza me lo hanno fatto notare i miei datori di lavoro i quali mi hanno subito soggiunto che altrimenti "incidenti e crisi servono a "fare le pulizie di Pasqua" nelle Aziende". A buon intenditor... Cosa sarebbe successo se avessi perso il mio posto di lavoro a 43 anni?
Infine, se è verissimo che ci sono tante persone buone o semplicemente ligie al proprio dovere con professionalità (e posso dire tranquillamente che il Servizio Sanitario ne è pieno, specie tra i più giovani: ho avuto fisioterapisti 25enni di una determinazione, bravura e passione senza pari, a loro la mia riconoscenza perenne), è anche vero che ho toccato con mano a quali abissi di vigliaccheria o di vera e propria crudeltà sono sottoposte le persone menomate. Ho seguìto casi di persone i cui familiari si "attaccavano" al sussidio di invalidità sottraendolo ai loro "cari" immobilizzati, per non parlare dei quelli abbandonati o di quelli ricchi i cui "cari" attendevano con malcelata impazienza la dipartita... si scatena di tutto.
Va detto che avere un approccio "paritario" nei confronti dell'handicap non è psicologicamente facile e che spesso situazioni del genere portano all'esplosione di legami familiari o amicali; non mi sento di giudicare nessuno perché l'handicap tanto più è grave tanto più genera stress e perché tanto più è severo e definitivo tanto più richiede forze psichiche sovrumane in chi dovrebbe conviverci. Per questo molti preferirebbero una morte dignitosa. Ma in questo Paese laico nel quale "Chiesa e Stato sono due entità sovrane e indipendenti" non è concesso neanche questo, specie se una simile decisione non può essere tecnicamente esperita dal diretto interessato (anche questo aspetto è stato affrontato nel film con una folgorante battuta di Philippe, ricordate?). Oltre allo "Scafandro e la farfalla" (bellissimo), consiglierei la visione di "Mare dentro", finora l'unico film che ha affrontato di petto e con altrettanta schietta delicatezza il problema dell'eutanasia.

Se questa pellicola servirà a far riflettere un numero sufficiente di persone, avrà colto nel segno. E sono d'accordo con chi dice che forum come filmscoop possono aiutare a questo scopo: di nuovo grazie a voi che siete già intervenuti e a chi vorrà continuare l'interessante dibattito.
oh dae-soo  27/02/2012 11:16:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao carissimo!
Non leggo il tuo commento perchè avrei intenzione di andare a vedere il film domani e prima di scrivere le mie impressioni non riesco a leggere nemmeno un rigo degli altri.
Il tuo voto però mi dà la spinta finale per cercare di organizzarmi per domani.
Non guardo mai le commedie (forse 2,3 nelle ultime 200 recensioni) ma qui mi pare siamo davanti a qualcosa di diverso, lo si intuisce al volo.
E poi, a dispetto di molti, amo moltissimo il cinema francese.
Ci risentiamo!
Non vedo l'ora di leggere il tuo commento che sarà bellissimo come sempre.
Ciao!
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  27/02/2012 12:41:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Carissimo Giuseppe, è un piacere immenso rileggerti!
Attendo anch'io di leggere il tuo commento perché sono certo che questo film colpirà molto la tua sensibilità.
Faccio solo una annotazione triste: il cinema italiano s'è fatto "scippare" persino il genere che più lo ha caratterizzato dal dopoguerra, la commedia.
Mi auguro che davvero l'era berlusconiana sia culturalmente finita perché è tempo che si risveglino talenti e coscienze dopo i torpori televisivi del passato (speriamo) ventennio.
oh dae-soo  29/02/2012 11:17:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ciao Luke, finalmente ho potuto leggere il tuo bellissimo commento. Sei riuscito ad "inserire" il film nella tua vita privata non perdendo comunque di vista l'analisi, perfetta, al film stesso.
Su tutto quello che hai scritto (anche nei commenti qua sotto) ci sarebbe da discutere tanto, magari se trovo il tempo ti risponderò.
Anche se le cose che scrivi son talmente belle e "vere" che non ci sarebbe bisogno di aggiungere altro.

Sul tuo ormai "famoso" appunto finale però c'è da dire qualcosa, anche se praticamente l'hai già fatto te stesso.
Questo è cinema e ciò significa non solo che siamo, come giustamente dici, nel mondo del sogno e della fiction (peraltro verosimile in questo caso, è o non è una storia vera?) ma anche che, come in quasi tutte le pellicole, ogni film affronta UNA storia, non si deve far paladino o paradigma di tutte le storie.
In ogni pellicola possiamo porci la domanda "e se al posto di x ci fosse stato y?"
Con ciò non voglio dire che la tua sacrosanta domanda finale non debba esistere (anzi, è doverosa) ma non può essere vista come eventuale piccolo difetto della pellicola.
Quasi Amici racconta quella storia (peraltro a grandi linee vera), tutte le altre simili ad essa, ahimè la maggior parte terribili, magari le racconterà qualcun altro. E molti lo hanno già fatto.
Ci sentiamo!
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  29/02/2012 12:49:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Totalmente d'accordo, Giuseppe! Quando scrivevo "difetto" intendevo spostare l'attenzione su quello che hai appena detto tu, e cioè che il film narra UNA storia in forma di finzione e che QUESTA storia deve far riflettere sulla realtà oggettiva ed emotiva di ognuno di noi senza prenderla, per l'appunto, a paradigma unico della realtà.
Per il resto, ribadisco, magari fossimo inondati di film così!!
Crimson  27/02/2012 20:24:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non ho ancora visto il film (dovrei andare domani) ma che commento...mi hai lasciato senza fiato. Ti metti a nudo con una sincerità travolgente. Se tutti si leggessero dentro come fai tu la qualità dei commenti su questo sito sarebbe migliore. Unire con la massima trasparenza il lato oggettivo all'indispensabile mondo dei propri vissuti è il motivo per cui penso valga la pena scrivere riguardo un film, e nella fattispecie utilizzare questo strumento, filmscoop. Grazie per quello che hai scritto, penso che ci rifletterò almeno per un po'.
Andrea Cisonkik  28/02/2012 02:16:36Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
mi colpisce la tua domanda:averebbe lo stesso se il proprietario non fosse un ricco sfacciato?beh io penso che nel mondo c'è tanto di buono e che questa amicizia non sia nata dalla ricchezza ma proprio dalla mancanza di pietismo come hai sottolineato tu più volte.è vero a volte i soldi rendono tutto più facile,ma non possono mai rendere le cose vere,in quest caso l'amicizia.tuttavia è anche vero che alchimie del genere sono più uniche che rare,ma forse sperare non è mai inutile.grande bella opinione comunque