caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

GOODBYE CP regia di Kazuo Hara

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Tumassa84     9 / 10  19/02/2012 02:18:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il primo documentario di Hara Kazuo è un vero pugno nello stomaco, di una potenza e di una portata assolutamente fuori dal comune. Al centro del film vi sono i disabili affetti da paralisi cerebrale (la CP del titolo), che vengono ritratti dal regista in maniera impietosa, quasi umiliante. Egli fa camminare i disabili per strada senza carrozzina, in modo che devono strisciare sulle loro ginocchia, li porta in posti affollati e li lascia alla mercè della folla, gli fa raccontare il loro difficile rapporto col sesso, li porta all'esasperazione fino a creare veri e propri problemi familiari. Nel fare ciò, Hara spoglia i nostri occhi di qualsiasi buonismo e idealizzazione: siamo obbligati a vedere i malati di paralisi cerebrale per quello che sono: degli esseri miserabili, che come dice uno di loro negli ultimi istanti del film non possono fare nulla, nemmeno camminare con le loro forze. Sono totalmente dipendenti dagli altri e lasciati a se stessi morirebbero entro pochi giorni. E mentre il malato dice queste cose, viene ripreso mentre si contorce per strada cercando affannosamente di andare avanti, con gli occhiali caduti e i calzini bucati. Ma ritrarre queste persone per come sono senza mezzi termini, permette a Hara anche di riuscire a trasmetterci i loro veri sentimenti, ciò che pensano, ciò provano davvero. Ci permette di relazionarci con loro senza falsi pietosismi, che sembrano invece ciò che spinge la maggior parte della gente a donare i soldi in uno dei frangenti del film. Ci permette di chiederci qual è il nostro rapporto con i disabili, e in cosa differiamo da loro. Perchè come dice uno di loro in mezzo alla folla, che loro sono gli emarginati è evidente. Ma quello che la gente normale non capisce, è che chiunque in qualsiasi momento può passare dall'altra parte della barricata e diventare egli stesso un emarginato.