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IN DARKNESS regia di Agnieszka Holland

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  03/02/2013 20:18:53Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ci sono indubbiamente delle forzature nel bel film della Holland, che sul piano narrativo si muove fra il racconto cronologico sullo Shioah e il dualismo intercorrente (à la Schindler diciamo?) del protagonista, Sosha. Sono ingenuità tutt'altro che irrilevanti, come l'eros come via di fuga insensata dall'orrore del mondo, i corpi che si toccano in un desiderio tumultuoso improprio, perchè inaccettabile. Come lo straziante pianto di un bebè davanti a una nascita che nulla ha dell'esperienza di vita, o l'ossessiva presenza di topi, clichè lampante di un mondo sotterraneo dove l'umanità rimasta trova la sua sopravvivenza, la via di fuga o magari la morte (Maus di Spiegelmann?). Per quanto incerto sul piano narrativo, In darkness è un'esperienza visiva ed emotiva notevole, così forte da lacerare o disturbare (evviva) lo spettatore. Sembra un remake de "I dannati di Varsavia" di Wajda, ma la Holland filtra ogni immagine - chiaroscuri, flashback, certe invadenze di luce - come se fosse un horror, in contrasto con il manierismo tipico da Giorno della memoria di tanti film sull'argomento.
Un pò moralista, forse, nel difendere il nucleo familiare dalle separazioni traumatiche e indecorose (v. il marito fedifrago che fugge con l'amante, v. la moglie di Sasha che contesta le scelte del marito fino a desiderare di lasciarlo) ha il suo punto di forza proprio nella rappresentazione di una brutalità umana dove le vittime crollano sotto il peso dei loro sintomatici carnefici, o preferiscono una condanna sicura a una salvezza incerta. Credo proprio si tratti di uno dei migliori film sull'argomento usciti negli ultimi due decenni, nonostante certe cadute di tono