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IL CAMMINO PER SANTIAGO regia di Emilio Estevez

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Angel Heart     8 / 10  12/07/2012 17:24:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Come ogni film diretto dall'attore/regista/sceneggiatore Emilio Estevez (superficialmente ricordato dai più solo come ex presidente onorario del "Brat Pack" ottantiano), anche "The Way - Il Cammino per Santiago" non ha ricevuto nè l'attenzione nè la distribuzione che meritava (l'unica eccezione fu "Bobby" nel 2007, palese strappo alla regola solo per il supercast che ne prese parte e per lo scottante tema che veniva trattato).
"The Way", come del resto l'ignorato capolavoro del '96 "Conflitti di Famiglia", è un film dalla storia molto semplice ma, allo stesso tempo, umana ed estremamente toccante:
Daniel Avery (Estevez) è un ragazzo giovane, brillante e pieno di energia, disgustato dall'idea di dover vivere una vita impostata, ipocrita e senza libertà; decide così, di punto in bianco, di abbandonare studi e sicura carriera per intraprendere un viaggio in giro per il mondo vivendo la vita giorno per giorno, senza vincoli, senza obblighi e senza politica. Il padre di Daniel, lo stimato oftalmologo vedovo Tom (Martin Sheen, anche nella vita reale padre biologico di Estevez) la vede in maniera totalmente diversa, ed ovviamente, non condivide per niente nè i pensieri del figlio nè le scelte che questi ha preso. Ma non basta certo un contrasto tra padre e figlio per fare cambiare idea a Daniel, che noncurante della ramanzina del padre sul buttare via tutto, parte senza guardarsi più indietro.
Il tempo passa, e i due si perdono di vista... fino a quando Tom, durante una partita di golf pomeridiana, riceve una telefonata da parte della polizia francese: il figlio Daniel, nel primo giorno di pellegrinaggio nel Camino de Santiago, è rimasto ucciso da una tormenta che lo ha colto di sorpresa. Distrutto dal dolore, Tom decide di volare in Francia per riportare a casa il corpo del figlio; qui Tom per l'appunto scopre che il figlio aveva deciso di percorrere il Camino de Santiago, un percorso spirituale di 800km che parte dai Pirenei ed arriva fino a Santiago de Compostela (Galizia, Spagna) dove secondo i credenti si trovano i resti di Giacomo il Maggiore.
Tom, dopo qualche riluttanza, decide di far cremare il figlio, e in sua memoria, decide di percorrere il Camino con le sue ceneri; ma se all'inizio l'obbiettivo di Tom è esclusivamente quello di portare a termine ciò che il figlio aveva lasciato in sospeso, nel corso del cammino l'avventura si trasforma in un vero e proprio viaggio interiore alla ricerca di sè stessi. Alla fine Tom, grazie anche all'aiuto dei tre compagni d'avventura, il sovrappeso norvegese Joost (Van Wageningen), lo scrittore irlandese Jack (Nesbitt) e la fumatrice canadese Sarah (Unger) tutti lì per una ragione ben precisa, riuscirà finalmente nel suo intento, e soprattutto, riuscirà ad abbracciare la mentalità e lo spirito libero del figlio che all'inizio aveva tanto criticato.

Come detto più su, il film ha una storia e degli sviluppi lineari e molto semplici, ma lo stesso, il tutto risulta godibilissimo e commovente dal primo all'ultimo minuto. Sì perchè Estevez, un regista che a mio avviso è maturato eccome, è uno che le storie le sa raccontare bene, specie se vissute sulla pelle proprio come in questo caso.
Sulla confezione tecnica, niente da ridire: il film è stato girato in loco con una fotografia magnifica e una straordinaria cura per i particolari ed il sonoro; tuttavia le cose che colpiscono ed emozionano di più, oltre alle ragioni che portano migliaia di persone ad intraprendere questo viaggio (siano esse salutari o religiose), sono l'eccellente recitazione terra terra degli attori (da cui spicca il mitologico Martin Sheen, qui sofferto come non mai e finalmente protagonista di un film dopo tanti anni), la caratterizzazione dei quattro personaggi principali (ognuno alle prese con i proprio "demoni"), e last but not least, la profonda amicizia/complicità che si instaura tra loro (i tre compagni di avventura di Tom, in qualche maniera e non si sa bene perchè, si aggrappano a lui contro il suo volere e lo ergono moralmente a leader del gruppo... ma dopo molta molta diffidenza, Tom comincia sul serio a prenderli a cuore, ad aprirsi con loro, e ad accettarli come compagni... una stupenda amicizia che viene racchiusa magnificamente in quei quattro minuti in cui passa "Thank You" di Alanis Morisette).
Basta così poco per fare un bel film di due ore? La risposta è sì!

Insomma, un'opera drammatica vera, sincera e ricca di emozioni che lascia molto spazio alla riflessione. E a fine visione, la tentazione di prendere zaino in spalla e mollare tutto sarà molto molto forte.
Credetemi: "The Way", proprio per la sua semplicità ed umanità, merita di essere visto.
Una delle frasi di Daniel racchiude tutta l'essenza e lo spirito del film:

"You don't choose a life dad. You live one" - "La vita non te la scegli papà. La vivi".

Applausi per Emilio.
kingofdarkness  12/07/2012 18:05:44Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
bella Angel!