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DERSU UZALA regia di Akira Kurosawa

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Boromir     9 / 10  01/09/2022 12:17:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Giunto a un periodo notoriamente oscuro della propria vita, Akira Kurosawa si è recato in Siberia per realizzare uno dei suoi titoli più celebri. Lasciatosi momentaneamente alle spalle i samurai, il regista giapponese torna all'intimismo di Ikiru, e coniuga il suo studio per la pura umanità a una metodologia contemplativa di spazi aperti e grandiosi. Pur senza esibire katane e armature per quasi due ore e mezza, l'essere umano viene raccontato con il medesimo polso epico rintracciabile in Ran o Kagemusha, e ciò che ne viene fuori è un'emozionante storia di amicizia incastrata in una delle ultime grandi epopee sull'uomo in simbiosi-contrasto con la natura, impreziosita da un protagonista che tutt'oggi rimane uno dei più saggi e avvincenti mai concepiti da Kurosawa (ennesima fonte d'ispirazione per George Lucas, in questo caso per la caratterizzazione del maestro Jedi Yoda).
Il personaggio di Dersu Uzala sembra essere di poche parole e per lo più azioni, e presto guadagna rispetto e ammirazione dopo una strana introduzione alla squadra: spara con occhio di falco, scova le tracce, previene attivamente le condizioni più difficili e, in ultimo, è sempre un passo avanti rispetto ai suoi comprimari. Merito dell'attore Maksim Munzuk, duro, intelligente, a suo modo divertente e caratterizzato da un'umiltà fuori dal comune. Munzuk fa sembrare Dersu vivo in un modo che nessun altro attore avrebbe potuto eguagliare, lo fa suo, lo plasma sul proprio peculiare physique du role.
Il generale impianto narrativo è molto suggestivo, venendo per altro valorizzato dalle spettacolari riprese in esterna. Dal canto suo, Kurosawa non si limita a confezionare bellissime immagini, e come sua consuetudine riesce a far fluire da esse il vapore della catarsi. Come ben testimonia la virata drammatica degli ultimi venti, eccezionali minuti. Una volta giunti alla naturale conclusione, è impossibile non pensare di aver assistito a un'opera gratificante oltre ogni immaginazione, da ammirare addirittura con soggezione.