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LA FUGA DI MARTHA regia di T. Sean Durkin

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Invia una mail all'autore del commento ilSimo81     7 / 10  31/10/2014 17:22:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quando sente che è ora di prendere le distanze dalla setta di cui è stata parte per due anni, Martha decide per la fuga. Il soggiorno presso l'accogliente sorella non interrompe il viaggio interiore del suo animo confuso, solitario e fragile.

"La fuga di Martha" ("Martha Marcy May Marlene") è un esperimento riuscito a metà.
La pretesa di fondo è quella di ricostruire la psiche di una ragazza dall'animo inquieto, in fuga perenne, alla ricerca di sé e del suo posto nel mondo. Psiche fragile di una giovane scappata di casa, ulteriormente minata dai due anni di militanza in una setta costituita su discutibili regole autoimposte: esperienza che lascerà uno strascico drammaticamente bizzarro di comportamenti e paranoie. Smarrimento esistenziale, nomen omen: Martha, Marcy May, Marlene è come dire una, nessuna e centomila.

Sean Durkin esprime un talento interessante in questa pellicola, realizzata egregiamente dal punto di vista tecnico-artistico: la fotografia è attenta, costellata di ombre e colori cupi; il suono è ovattato, fatto di dialoghi sottovoce e di lunghi silenzi, e solo raramente interrotto dal graffiante fragore delle scene più vive e disperate. Molto efficace l'espediente dei flashback, necessari per rievocare il recente passato di Martha e intrecciarlo con il filo regolare della narrazione.
C'è da dire che modi e tempi della paranoia, sensazione protagonista della storia di Martha, dettano persino il ritmo del film: un passo esasperatamente lento, una falsa attesa di un climax che in realtà non arriverà. Prezzo della coerenza esacerbata e controproducente: movimentare l'ultima mezz'ora avrebbe rivitalizzato una visione piuttosto appesantita.
Nessun rilievo particolare sul cast, essenzialmente messo in ombra dalla eccellente interpretazione della giovane Elizabeth Olsen (bravura che tutto sommato non ha ancora trovato pari seguito nella filmografia successiva della giovane attrice) nei panni della bella, ruvida e perduta Martha.

Il giovane regista mostra la sua documentata conoscenza del fenomeno delle "famiglie", modeste sette incentrate su leader carismatici alla Charles Manson o Jim Jones. Cionondimeno, il regista non spiega le filosofie ispiratrici della famiglia gestita dal bizzarro Patrick, riportandone soltanto talune dinamiche quotidiane (peraltro vagamente sconclusionate e contraddittorie fra loro). Da questo punto di vista, nettamente superiore l'analisi psicologica del leader fornita in film come "The Sacrament" (2013).
Inevitabile riconoscere che "La fuga di Martha", per quanto lo faccia in maniera meno cruda, ricalca i passi del percorso violento e ribelle compiuto da Sherry nel superlativo "Mouth to mouth" (2005).