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...E ORA PARLIAMO DI KEVIN regia di Lynne Ramsay

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Woodman     7 / 10  26/07/2014 22:53:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Esordio cinematografico promettente senza dubbio, quello di questa apparentemente fine regista, che, servendosi di una Swinton al solito sublime sviscera in modo discutibilissimo e disturbante la vicenda di una famigliola distrutta -letteralmente- e della fragile madre durante il post tragedia.

Una storia senza dubbio forte e crudele, messa in scena con notevole cura e una certa staticità visiva, seppur con qualche intento sperimentale e un delicato aggiornamento della poetica degli oggetti pascoliana.
Lirico e talvolta figurativamente ridondante, con rimandi epico-mitologici assolutamente non casuali e ben sfruttati, per quanto di tendenza.
Sorprendente la prova del giovane Miller, tanto fastidioso quanto disgustoso, con quella faccia di caz.zo. Il doppiaggio italiano lo ammorbidisce, opponendosi alla ruvida e tagliente vera voce, privando di efficacia diversi momenti, come quelli in carcere e durante il pranzo.
John C. Reilly trattato davvero male, i bambini bravi e minacciosi, rivoltanti (e rivoltosi), sottili e perversi al punto giusto, nonostante sottostiano ad una caratterizzazione che si astiene dalla spiegazione e dall'analisi. Una scelta precisa o una spiacevolezza frutto della poca esperienza? Nel caso trattasi della prima ipotesi, lode alla Ramsay. Peccato che, forse ingenuamente, non si arrivi a parare da nessuna parte con Kevin, come già constatato da altri, carenza grave costituendo il ragazzaccio nientemeno che la centralità/fulcro del racconto, punto di arrivo e non ritorno per la povera Swinton.
Un finale illuminato di speranza flebile, pregno di rassegnazione e presumibilmente momentaneo ritorno alla quiete, pentimento e resuscitazione, riconoscenza e invincibilità dell'amore (?) che tanto richiamano i complessi dei dannati protagonisti della tragedia greca.
Nessun riferimento è sprecato, nessun attore sbaglia un colpo, la regia pulita procede con sbalzi temporali col risultato di scadere nella stucchevolezza e nella rimarcazione non necessaria, l'apparato figurativo e cromatico è funzionale e quando non straborda si rivela ottimo generatore di inquietudine.
Per fortuna la Swinton, che non abbassa mai la guardia ed è costantemente su un altro pianeta tanto è impressionante la sua bravura, regge il tutto con una credibilità sconcertante. Nota di merito alla tristissima e gelida scena della festicciola natalizia in ufficio. Una perlina dal cuore sinceramente nero.

In definitiva un'opera raggelante, bilanciata fra cadute rumorose e impennate notevoli, piena di pregi e di limiti, in equilibrio fra l'autocompiacimento e l'autenticità portentosa e appassionata delle nuove voci mediamente colte del panorama contemporaneo.
Auguro alla Ramsay una maturazione rapida e una carriera imponente, le premesse per delle grandi cose ci sono già, e in abbondanza.
Staremo a vedere.