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...E ORA PARLIAMO DI KEVIN regia di Lynne Ramsay

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7½ / 10  07/11/2012 10:32:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il nucleo centrale di "…E ora parliamo di Kevin" ruota attorno lla violenta antitesi tra madre e figlio, saggiamente privata di ponderazioni psicoanalitiche atte a giustificare determinati comportamenti.
Così facendo si evita la mera didascalia e la conscia alienazione di Kevin può attecchire sin dai tempi di una gravidanza poco desiderata, divampando poi nell'età adolescenziale, fino al raggiungimento di un punto da cui non si torna.
Si avverte quasi il bisogno di un rapporto conflittuale per esternare un amore al contrario, camuffato da odio, in realtà accentratore in modo disturbato.
A tenere banco sono questi due personaggi, con la loro strampalata emotività incarnata splendidamente da una gigantesca Tilda Swinton e dall'imberbe Ezra Miller, già alle prese con licei poco piacevoli in "Afterschool".
Il resto del mondo viene emarginato da un rapporto esclusivo, addirittura il padre è un complemento inutile, semplice mezzo raggirato nel nome di utopiche convenzioni familiari.
Per la scozzese Lynne Ramsay un buon lavoro di regia e soprattutto di montaggio, con una ricostruzione dei fatti ricavata attraverso granitici flashback, fissando con acuminati segmenti i punti cardine di una storia resa ancora più angosciante dall'assenza di concrete spiegazioni.
Ad alcune forzature, ad esempio in alcuni momenti sembra di trovarsi davanti al diabolico Damien de "Il presagio" , e all'utilizzo esagerato di simbolismi evocanti lo scorrere del sangue, replica l'esemplare materializzazione di un sentimento maledettamente nocivo eppure irrinunciabile.
Un amore malato, quello di un figlio che agisce per motivi che nemmeno ricorda, come a volersi assicurare della totale devozione materna , mentre la genitrice divorata dal senso di colpa conferma l'impossibilità di abdicare da un ruolo che è per tutta la vita.