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O TUONO 'E MARZO regia di Eduardo De Filippo

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elio91     8 / 10  21/04/2012 22:52:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nel ciclo scarpettiano di Eduardo De Filippo, "O Tuono 'e Marzo" è una sorta di anomalia per un solo particolare: non è una commedia di Eduardo Scarpetta ma dell'unico suo figlio legittimo, Vincenzo, che fu uno dei maestri dello stesso De Filippo che per lui scrisse anche alcune commedie che successivamente furono riconosciute come alcune delle più interessanti del suo repertorio giovanili ("Uomo e galantuomo" e "Ditegli sempre di si").
Eduardo quindi li omaggia con questa messa in scena televisiva (dopo anni in cui la sua compagnia chiamata "La Scarpettiana" la portò in teatro con altre di Scarpetta padre). Anzi per la verità anche nel 1981 ne curò per il figlio una regia teatrale di un'altra sua commedia...

Venendo a "O tuono 'e Marzo" c'è da dire che per l'impianto vi sono quelle piccole ma sostanziali differenze rispetto allo stile di Eduardo Scarpetta che hanno caratterizzato il teatro di Vincenzo. Difatti quest'ultimo si rifaceva alle pochade francesi, genere che lo stesso Scarpetta padre apprezzava molto eliminandone i contenuti più piccanti: non a caso i tradimenti nelle sue commedie sono sempre finti e si rivelano tutt'al più un inganno nel finale. Non è cosi in quelle di Vincenzo figlio, che non esita ad introdurre i lati più piccanti (per l'epoca), attratto dalla rivista e da un teatro più leggero.

Eduardo De Filippo nell'edizione tv del 1976 ne elimina addirittura alcune parti per modernizzarla e alleggerirla. Coraggiosa e particolare è inoltre la scelta di utilizzare due attori di prosa di un certo "peso" come Paolo Stoppa e Rina Morelli in ruoli comici. Non solo: Eduardo sceglie di interpretare lui stesso un personaggio quasi caratterista, quel Turillo servo inadatto che è un vero e proprio discendente di Pulcinella: anima nera e infingarda, quasi schifosa nella sua furberia da ignorante villico che sputa per terra e si comporta da ingrato perché tutto gli è dovuto secondo la sua ottica.

Il ruolo di Sciosciammocca è ancora una volta affidato a Luca De Filippo; da notare che comunque Vincenzo Scarpetta utilizzò il ruolo inventato dal padre in maniera molto più duttile e libera, ne è conferma la felice interpretazione di Luca di Don Felice Sciosciammocca che risulta differente e meno ingenua di quella ne "Lu curaggio de nu pumpiero napulitano".
Da segnalare anche un giovane Mario Scarpetta in un ruolo minore, purtroppo scomparso prematuramente pochi anni or sono...

Quando la tela si abbassa per l'ultima volta ed entra in scena la sognante musica antica riadattata da Nino Rota, la sensazione è di aver assistito per l'ennesima volta alla magia di un teatro antico ricostruito alla perfezione, coloratissimo e macchiettistico, e che dietro una facile comicità generata da situazioni ingarbugliatissime al limite della confusione nasconde anche un malconento "familiare" non troppo velato. Non ci sono pretese sociali spinte né in toto, sia chiaro, il teatro di Eduardo (Scarpetta) e di suo figlio Vincenzo sotto questo aspetto è lontani anni luce da quello di Eduardo (De Filippo): figlio illegittimo e fratellastro che ha imparato la lezione alla perfezione. E l'allievo alla fine è riuscito a superare il maestro, anche se questo per modestia Eduardo De Filippo non l'avrebbe ammesso mai.