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SERPICO regia di Sidney Lumet

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elio91     8 / 10  11/02/2012 21:15:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La vicenda vera di Frank Serpico riesce a scuotere le coscienze, come in tutti i film di denuncia che si rispettino.
Ancora meglio quando Lumet non forza la mano, non rende il Serpico cinematografico un eroe a tutti i costi, ma un eroe suo malgrado avvicinandolo cosi (azzardo) a quello reale. Un eroe? Si. Un poliziotto che si è comportato come si dovrebbe teoricamente comportare un agente di polizia e che ha pagato lo scotto di denunciare illeciti e sporcizie in un sistema incancrenito da uomini che fanno le creste sulle scommesse e sulle partite di droga, da alti funzionari più preoccupati dell'immagine esterna che il loro distretto può dare al cittadino americano che della corruzione interna dilagante. Frank Serpico semplicemente non ci stava e per questo ne ha pagato lo scotto in un sistema omertoso e subdolo degno della malavita. Paradossalmente all'interno della polizia fioccano le minacce contro quest'uomo, gli insulti, addirittura un tentato omicidio (stanno a guardare mentre gli sparano in faccia). E se tutto quello che ne viene fuori dopo una vita oramai rovinata negli affetti è nient'altro che una targa d'oro allora "che se la mettano nel cùlo".
C'è tanta limpidezza d'animo in questo Frank Serpico interpretato dal sempre immenso Pacino da far nascere un'ammirazione intensa verso il vero Serpico, che certo doveva essere cosi: persona amichevole verso tutti, esteticamente particolare, eticamente tutto d'un pezzo. Non l'eroe infallibile, per fortuna, ma che annaspa in continuazione nel mare di melma che lo circonda e da cui suo malgrado cerca di uscire e di pulirlo in tutti i modi. Non è detto che ci riesca alla fine; deve emigrare in Svizzera. Fugge. Non è un lieto fine consolatorio (altro punto in favore del film). Certo questo personaggio dovrebbe essere preso d'esempio ancora oggi da troppi.
Poi finalmente un italoamericano al cinema incorruttibile, responsabile! La bella faccia cinematografica (non solo Al Pacino che gli da il volto ma i tanti attori, registi e musicisti mezzi italiani che hanno dato contributi incommensurabili) e quella dell'uomo della strada.

Critico solo la lentezza dei primi quaranta minuti in cui qualcosa sembra incepparsi e il film non vuole proprio decollare. Lumet non mi pare un maestro del ritmo cinematografico.
Poi per fortuna si è presi irrimediabilmente nelle vicende; contribuisce la solida regia di Lumet e mi piace citare una sequenza tra le tante, forse passata inosservata ma che fa capire lo spessore del regista: Serpico è stato appena lasciato dalla fidanzata in un caffè. Si alza, fa per inseguirla ma prima di uscire si ricorda qualcosa, torna dietro e paga.
Duplice effetto per lo spettatore acuto: la suspance si dilata e ancora una volta viene ribadita la mentalità di Serpico, che non smette mai di fare il suo "dovere".
Troppo eroe? Non credo. In tali persone bisogna crederci e prenderle ad esempio.