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LA CROCE DI FERRO regia di Sam Peckinpah

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KOMMANDOARDITI     8½ / 10  12/06/2011 21:02:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
--- OCCHIO AGLI EVENTUALI SPOILER! ---

E chi l'avrebbe mai detto che i soldati della Wehrmacht, addestrati dalla macchina militare tedesca alla ferocia radicale e alla ferrea spietatezza contro l'avversario, potessero anch'essi avere un'anima e persino una morale condivisibile?
Peckinpah se ne infischia altamente del glorioso cinema statunitense di propaganda bellica, quello precedente dei tanti Ford, Hawks, Walsh, Milestone, Dmytryck e salta a piè pari anche i capolavori beffardi ed antimilitaristi firmati da Kubrick.
Quello che fa è precipitarci tra le file tedesche in ritirata dal fronte russo e la sua intenzionalità provocatoria ed estrema la espone a chiare lettere: dimenticatevi i sempiterni, eroici interventismi a stelle e strisce cui siete stati abituati in passato o i protagonisti tutti d'un pezzo dei furenti e battaglieri film di Fuller; qui vedrete solo soldati nazisti, belli e buoni, brutti e cattivi e, volenti o nolenti, per la prima volta nella vostra vita, vi riscoprirete a parteggiare per un pezzettino dell'armata hitleriana.
Sembra un terreno di sfida apparentemente impraticabile, una "terza posizione" tra agiografia e denuncia difficilmente tollerabile ma il caro, burbero Peck è nato per agire di testa propria e se decide di azzardare un sorpasso l'ultima cosa che guarderà sarà proprio il riflesso nello specchietto.
Il suo è un lampo di tenebra che illumina di schegge accecanti l'oscurità di una parte di Storia sempre nascosta e mai indagata; uno squarcio febbricitante che apre ad un perlustrazione funebre ed atroce sullo svuotamento d'ideali di un nemico perdente ed in fuga. Un nemico generale in cui chiunque deve ritrovarsi ed immedesimarsi.
Così come aveva fatto nel '68, in quel suo capolavoro western di tombale rassegnazione, il vecchio Sam sancisce anche qui la morte di un mito, quello dell'onore in battaglia, dell'obbedienza cieca alle ideologie della propria patria, del rispetto incondizionato per le linee gerarchiche militari, della strenua fierezza per le decorazioni guadagnate a caro prezzo.
Il suo non è assolutamente un pamphlet moralistico contro la Guerra ma rappresenta il crudo attestato dell'inattuabilità pratica dei sacri ideali per cui ogni nazione combatte, anzi meglio, per cui ogni potere arroccato nell'ignoranza di una fortezza manda i propri sudditi al macello, a scannarsi in quell'inferno di sangue e ferro che non ammette teorie astratte ma soltanto gesti concreti.
I due personaggi principali del film nient'altro sono che simboli umanizzati, icone senzienti di due concezioni opposte che l'autore mette a confronto in una pubblica arena.
Il capitano Stransky (Maximilian Schell) è un soldato di facciata, un individuo interessato alla forma, all'etichetta, alla sterile disciplina, ha un'idea della guerra quale foriera di gloria personale e supremo tempramento spirituale; è un idealista ambizioso e superficialmente ottimistico, senza esperienza diretta sul campo nè visione tangibile della tragedia umana e nazionale che coinvolge i popoli in guerra. Il suo è un fantoccio che gesticola in un mondo che non è mai esistito, un burattino che armeggia su un palcoscenico fittizio fatto di codici sempre validi e di automi immobili e manovrabili a piacimento. E' questa la parte (dis)umana che il regista avversa, scagliandovi contro il disprezzo personale più risoluto.
Il caporale Steiner (James Coburn) al contrario è un tipo pragmatico, un disilluso, uno che ha imparato a sopravvivere col sale in zucca del buon senso e dell'umanità, uno che si è fatto pian piano ben volere da tutti i commilitoni, grazie alle doti strategiche al di fuori di tutti i possibili schematismi protocollari; è un individuo dotato della giusta lungimiranza, raccoglie in se la corretta sensazione di ciò che attorno a lui accade, percepisce l'imminente sconfitta e sa che la cosa preminente da fare è salvare la pelle, in un modo o nell'altro. E' questo l'anti-eroe crepuscolare nel quale Peckinpah si identifica ed attraverso cui cerca di passare allo spettatore il suo messaggio smitizzante e senza speranza.
E' bene comunque mettere le mani avanti e sottolinare come l'opera sia ben lontana dall'essere perfetta e inattaccabile: vive di sequenze surreali di trascinante delirio (le sragionanti allucinazioni durante la convalescenza ospedaliera di Steiner, le concitate fasi dei bombardamenti aerei sui bunker) come anche di momenti di stanca (soprattutto nella seconda parte), arenati nella retorica a buon mercato di alcuni dialoghi o sulla troppa "americanità" dei caratteri illustrati.
E' certamente una pellicola insolita e controversa, che ha fatto storcere il naso ad un sacco di critici bacchettoni e sinistrorsi, cui non è andata giù nè l'assenza dell'obbligatorio e scontatissimo messaggio pacifistico, nè la sfacciata inclinazione del suo autore per un'estetica marziale sporca ma conturbante, spregevole ma al contempo pittoricamente plumbea e ipnotica.
Inutile negare come da alcune sequenze emerga, prepotente e sensuale, una certa esaltazione trionfalistica dell'atto dell'imboscata, centellinata in tutta la sua silenziosa letalità furtiva. L'uso del ralenty, cifra formale inconfondibile del nostro metteur en scene, è peraltro tutto rivolto al prolungamento irreale della morte sul campo, addirittura trasfigurata in un atto orgasmico terminale, definitivo ed irripetibile, degno dunque di essere osservato e goduto attimo per attimo in tutta la sua brutale estasi oscena.
La maniera in cui la pellicola si chiude può scontentare ed infastidire per la sua apparente insensatezza, dando l'impressione di una vile presa per i fondelli, lasciata li ad ovviare all'impossibilità di una chiusa rinfrancante e catartica ma il senso profondo della scelta inconsulta risiede altrove.
Mentre si riallaccia alle primissime immagini di apertura, l'epilogo assurge a grottesco coronamento demolitorio della seriosità di un'istituzione che oramai ha perso tutto il suo allure romantico e leggendario, rivelandosi puerilmente nella sua più intima e seminale natura: un gioco crudele e istintivo tra eterni bambini mai cresciuti.
h.chinaski  16/10/2011 19:52:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Hai recensito con amore ed intelligenza uno dei mie film preferiti.
Come al solito le tue recensioni mi lasciano a bocca aperta.
Ti piace il genere bellico?Io proprio in questo periodo ci stò sguazzando un pò dentro.birra ghiacciata ad alessandria lo hai visto?
KOMMANDOARDITI  18/10/2011 20:16:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Olà, Chinaski! Ogni tanto ti rifai vivo :)
I film di guerra mi piacciono tantissimo ma come qualsiasi altro genere esistente, non faccio favoritismi quando si parla di Cinema.
BIRRA GHIACCIATA non l'ho ancora visto ma se posso consigliarti un capolavoro tra i più crudi ed estremi del genere guardati assolutamente VA' E VEDI, di Elem Klimov: probabilmente è il film di guerra più feroce e disperato di sempre. Indimenticabile davvero.

Ah, ricordati che nel forum c'è ancora il mio messaggio col link al download di THE BLACK GESTAPO (te lo scrissi parecchi mesi fa).

A presto! ;-)
h.chinaski  28/10/2011 14:54:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
non trovo più il link per the black gestapo
KOMMANDOARDITI  28/10/2011 19:42:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eccolo: http://www.megaupload.com/?d=OXZ3N7A4

Devi attendere la fine del conto alla rovescia e poi cliccare su "Download standard".
h.chinaski  22/10/2011 16:11:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grazie mille.
scusami tanto ma nonostante l'età non uso tanto internet (tranne che per lavoro o studio).

Va è vedi è bellissimo sembra un tarkovski con la rabbia.
Anche se non ti piace il genere almeno vediti tutti i film di guerra girati da Fuller
Non vedo l'ora di leggere la tua prossima recensione
Nikilo  12/06/2011 21:22:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Bella recensione Nico! Come al solito il nostro pensiero non diverge moltissimo. Riesco perfettamente a ritrovarmi nelle tue parole come se le avessi scritte io! Pechkinpah piace molto anche a me, è un regista visionario, assolutamente fuori dal comune!
KOMMANDOARDITI  12/06/2011 21:34:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La cosa da dire è che stavolta non ci siamo beccati per quasi due mesi... :D

P.S.: Per il prossimo film ho calcolato che per Settembre sarà tutto pronto... ;)

Nikilo  12/06/2011 21:39:42Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ahahahah! Ma di che anno? ;-)
KOMMANDOARDITI  12/06/2011 21:44:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Càcchio il prossimo è un Everest in anamorfico...!
Questa volta il tuo sadismo istintivo è venuto fuori in maniera incontrollabile :D