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REDLINE regia di Takeshi Koike

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Boromir     7½ / 10  21/11/2022 00:24:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se si cerca un corrispettivo spirituale di Mad Max: Fury Road, allora Redline è un titolo che potrebbe regalare ben più di una soddisfazione. Per la regia di Takeshi Koike (Animatrix), questo anime del 2009 di genere sci-fi/sportivo rappresenta uno dei più grandi trionfi della forma allineata alla sostanza, un concetto cinematografico spesso dimenticato nel cinema contemporaneo. Come ben ci ha insegnato il mastodontico capolavoro di George Miller, anche in Redline la trama (o meglio, il canovaccio che giustifica il film) è minimale e sviluppata attraverso l'azione dei personaggi, scorrendo in parallelo con la visionarietà lisergica del comparto visivo, frutto di un lavoro di ben sette anni che non può non meritarsi gli applausi più accorati.
Con l'ovvio punto fermo immaginifico di Mad Max (ma anche Akira, e persino Star Wars) a fare da base di partenza, il lavoro di Koike cammina sulle proprie gambe senza scadere nel citazionismo fine a sé stesso, sviluppando un worldbuilding cyberpunk ampio, memorabile e variopinto. L'animazione esclusivamente in 2D, dai tratti esasperati e piena di acidissimi e radiosi colori, valorizza il dinamismo estremo di gare automobilistiche e scene d'azione che l'accattivante design di sfondi e personaggi esalta all'estremo. Tutto in Redline è in perenne movimento; il ritmo incalzante e l'adrenalinica colonna sonora elettronica aggiungono ulteriore carattere a un film d'animazione da bersi tutto d'un fiato.
Se non ci si lascia ingannare dalla pressoché onnipresente ipercinetica, si può trovare in Redline un film di stampo politico sul sempreverde tema della rivincita dei secondi, coniugato all'interno di un discorso più ampio sulla lotta di classe e sulla corruzione del mondo sportivo e della politica che nella fantascienza (quando il genere è al suo meglio) trova un terreno favorevole ai risultati più esaltanti. I personaggi possono anche apparire archetipici e fin troppo tagliati con l'accetta, ma basta focalizzarsi sulle gestualità con cui si relazionano tra loro o sul semplice character design per accorgersi di quanto ogni dettaglio visivo sia necessario a raccontare la storia, a suggerire emozioni e suggestioni.
La superficiale deriva sentimentale (JP e l'amica-rivale Sonoshee sembrano quasi predestinati all'amore), qualche risvolto farraginoso gettato nel bel mezzo della trama solo per incrementare la baraonda sensoriale (la Redline occupa quasi cinquanta minuti), e un finale forse troppo sbrigativo (un po' una costante degli anime, in realtà) impediscono al film di assurgere allo status di capolavoro privo di pecche da molti assegnatogli, pur rimanendo comunque uno strepitoso prodotto d'intrattenimento intelligente, che segna numerosi traguardi artistici da non sottovalutare.