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IL CONTRATTO regia di Eduardo De Filippo

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elio91     8 / 10  24/06/2012 12:11:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"A mio fratello Geronta che mi ha resuscitato"


Sempre più cinico e pessimista, anche ne Il Contratto Eduardo riesce a dar vita ad uno dei personaggi più ambigui del suo teatro; questo Geronta Sebezio, santone de noantri, che è l'opposto speculare del Sindaco della Sanità Antonio Barracano: il secondo predicava una certa moralità del bene al di fuori della legalità, quindi a conti fatti col rischio di continuare a perpetuare il male e i dissidi. Geronta invece è un uomo che parla per frasi altruiste, di "amore universale" e di pace, professa continuamente l'umiltà con trucchi illusionistici che passano soprattutto sul lato verbale (la parola come illusione, una delle ossessioni eduardiane e Geronta tanto ricorda Otto Marvuglia de "La Grande Magia"). Predica solo all'apparenza il bene disinteressato da novello crìsto resuscitamorti, in realtà mette in moto un meccanismo tale che riesce a fregare il prossimo suo guadagnandone economicamente, e non poco.
La millantata "catena d'amore" più volte citata in verità è corrosa dall'acido dell'odio che Geronta opportunamente getta quasi senza farsi vedere, quasi senza che lo stesso spettatore riesca a colpevolizzarlo per questo.
Eppure, dietro la "solita" ambiguità del protagonista eduardiano, in un mondo cinico e violento in modo orgiastico, non c'è una sola anima che si salva da questa sorta di misantropia che assalta il teatro di De Filippo nelle ultime cantate dei giorni dispari.
Attenzione: non un odio per l'uomo in assoluto, ma per chi ha fatto precipitare esso in un consorzio civile viziato da tutte le peggiori delinquenze e amoralità.
Non a caso la sua commedia successiva, Il Monumento, forse anche più riuscita di questa, portò i critici teatrali a criticare Eduardo sempre più per il suo pessimismo (appunto, accostato alla cosiddetta sua misoginia teatrale). Purtroppo de Il Monumento non fece nessuna edizione televisiva, sarebbe stato bene perché si tratta di un altro suo tassello importante nelle scritture, tra le più allegoriche che indaga i rapporti del Potere (che coincide con la Storia) e della storia dei protagonisti, morti viventi.

Non sarà difficile ravvisare l'incombenza della morte anche ne "Il Contratto". Certo, la morte a cui viene promessa la sconfitta da Geronta con le millantate assicurazioni di un ritorno alla vita è onnipresente. Ma l'umanità più che altro sembra destinata allo sfacelo totale, orgiastico. Il clima che si ravvisa è proprio questo, non tanto nel primo atto in cui ci viene presentato questo strano santone di cui lo spettatore può ancora dubitare sulla buona o malafede; quanto nel secondo atto, dove parenti feroci mangiano e bevono discutendo di un morto "fresco" solo in termini di testamento ed economia materiale. O nel terzo atto, in cui viene risolto il "Contratto" di Gaetano Trocina, il morto la cui vicenda si sta affrontando, e si preparano le basi per un altro "Contratto" a venire. è una catena di contratti, altro che d'amore, che dura da una vita (vedi i quadri di Geronta in casa con dedica speciale e...ambigua) e che durerà ancora tanto come si intuisce nel finale circolare, forse per l'eternità.
Come dire che i Geronta Sebezio, in un mondo come questo, sono non gli unici da biasimare ma di certo i più furbi, quelli che nell'attesa (vana) di un risveglio di uomini incolti e rozzi sono seduti sul trono e vengono elogiati ed osannati dalla folla come re del niente.
E si rabbrividisce nella furia animalesca delle ultime scene, quando da contraltare alle parole di amore universale di Geronta gli uomini-animali alla sua festa ritornano ad uno stato di primitività ancestrale strappando tutto ciò che trovano sul loro cammino, appropriandosene, facendone Apocalisse con le loro mani.

Se c'è una sola piccola riserva da fare alla commedia, è questa: il meccanismo con il quale Geronta a conti fatti infinocchia gli adempienti al suo contratto è fin troppo meccanico e tecnicistico. Non facile da capire nell'immediato dato che si tratta di una truffa vera e propria ai danni dello Stato e delle persone: Eduardo di soldi se ne interessava molto a quanto pare, per escogitare una trovata non proprio ad effetto immediato (quanto ritardato) come questa. Per fortuna ha fatto il teatrante con grandi risultati ed è diventato uno degli autori più grandi che abbia mai visto, altrimenti avrebbe potuto tranquillamente essere un truffatore di proporzioni monumentali.