caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

ACAB - ALL COPS ARE BASTARDS regia di Stefano Sollima

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Skorpio     6½ / 10  26/03/2012 10:56:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
A mio vedere questo film merita due riflessioni separate.

Sul piano del film vero e proprio:
Insomma, storie un po' tirate agli estremi, sia nei percorsi individuali sia nelle dinamiche relazionali. Come spaccati sembrano più delle esasperazioni che un ritratto della vita "comune". Un po' troppa retorica qui e là nel riportare gli sconfortanti dati di una realtà che fa acqua da tutte le parti (la politica assente che pensa solo a se stessa, le disfunzioni continue nei sistemi sociali, la guerra tra poveri che attanaglia immigrati e i livelli economicamente più bassi della società italiana, l'effettivo comportamento spesso violento, illegale o almeno provocatorio di molti immigrati, i pregiudizi che ne derivano, l'effettivo pressapochismo delle reazioni popolari ad esso), ma è una retorica presente più nelle voci dei personaggi che in quella della narrazione, che in effetti non sembra voler prendere posizione alcuna. Ritrae solo un mondo in parziale sfacelo in cui si agitano dei personaggi in parziale sfacelo, che vivono ai margini di quel che la società condanna come il massimo dei tabù – la violenza – ma al tempo stesso richiede loro come un dovere. The Shield in salsa romana quindi, va anche bene eh, ma occorre saper stare all'altezza. I personaggi perdono i pezzi per strada, molte scelte restano senza comprensibili spiegazioni.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Come che sia, gli spartani in divisa da celere hanno la loro potenza espressiva, raccontano almeno in parte un vissuto di cui raramente si ascoltano le voci e di questo occorre far credito a questo film.
Buone nel complesso le prove di tutti gli attori, anche se le parti sono piuttosto stereotipe e non così complesse da riportare.
Il finale sembra voler evocare un po' troppo, alzare un po' troppo il livello narrativo: dalla cronaca nera all'epico, forse la pretesa qui è eccessiva.

Sul piano del contenuto:
Che la guerra, la ferocia, la violenza e in generale la forza siano ideali ormai caduti in disuso nel sentire comunemente rivendicato come "evoluto" o "civile" è un fatto incontestabile. Che siano comunque presenti in modo strumentale e non di poco peso in molti ambiti sia illegali sia legali nella nostra società è un altro fatto. Che larghe fasce di individui, soprattutto giovani, ne sentano l'attrazione e in qualche modo la necessità sembra essere un altro fatto ancora.
Riassumendo, la nostra identità culturale ci dice che la violenza è un "male"; la nostra società ne fa largo uso sia con giustificazioni legali che senza di esse e molte persone ne sono attratte e di fatto desiderano attuarla. Che siano tifosi o celerini, qui si parla di combattenti. Che si rifacciano a più o meno confusi ideali di tipo ideologico o semplicemente a rivalità tribali, il dato – a mio vedere più interessante è mettere a fuoco come la violenza, per questi individui, non sia soltanto un mezzo, anche se tale viene definito e considerato, ma diventi un modello identitario di riferimento, senza il quale tutto il resto perde ogni significato.
Un tema che meriterebbe una generale riflessione, possibilmente priva di paraocchi, su quanto pericoloso sia alienare le eredità genetiche confinandole nelle categorie di "malato" e "sbagliato" senza riflettere sulle conseguenze. Ben vengano dunque film come questo a rimettere sul tavolo la questione, manganellate e sputazzi in faccia a chi perde l'occasione strillando stupidamente solo ai "poliziotti fascisti".