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ACAB - ALL COPS ARE BASTARDS regia di Stefano Sollima

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julian     7½ / 10  18/02/2012 04:11:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Le riprese sui celerini che si preparano allo scontro non lasciano adito a dubbi: si schermano con caschi come degli Achille, si proteggono in gruppo come spartani, mettono mano ai manganelli come fossero else di spade.
Non è più semplice violenza metropolitana: è guerra; urbana, ma pur sempre guerra.

Odio è la parola che meglio riassume e definisce Acab. Un odio radicato e diffuso che coinvolge, indiscriminatamente, anche immigrati e politici, fino ad investire larghi strati di società.
Come ogni altro film sull'odio, è un'opera che si erge sopra le parti, ma non per vigliaccheria o qualunquismo: perchè nel circolo dell'odio vi cadono e rientrano tutti, indistintamente, senza che si possa assolvere nessuno. E' un cane che si morde la coda, in eterno.

ACAB esce dopo un periodo nero per la violenza sportiva, attesissimo da ultrà e gruppi neofascisti che cercano giustizia dovunque.
I due morti illustri, Raciti e Sandri, fanno da paletti della storia: prima si incazz.ano le guardie (Favino, quasi commosso, urla ai suoi compagni che è ora di smetterla di morire come cani per la strada), poi si incazz.ano i tifosi, addirittura alleandosi sotto un unico vessilo contro la polizia, il nemico comune. Ciascuno piange solo i propri morti, giustificando la morte altra, rifiutando l'idea che forse, in fin dei conti, le due circostanze siano identiche.
Del resto chi fa il celerino è già bendisposto all'idea della violenza, non può semplicemente nascondersi dietro il pretesto di un miglior guadagno.
Anche lui sa, e lo canta addirittura: "celerino figlio di putt.ana".

Passando strettamente alla descrizione del film.
Già dal trailer c'era da aspettarsi un revival di Romanzo Criminale, un film cazzuto e violento, con frasi *****; difatti il regista è Sollima, quello della serie di RC, e alcuni attori pure coincidono. Date queste premesse, mi aspettavo un prodotto prevedibilmente confezionato per i fans.
Eppure, quando le cose stanno fatte bene c'è da renderne conto.
Il punto di vista dello sbirro riesce diligentemente a rifuggire tutta la ridicola retorica da fiction, ed anzi mostra la sozzura nascosta che solo dal didentro può essere scorta.
Inoltre, non indulge mai a schematismi e scorciatoie cui facilmente incappano questi film italiani (es. tragici eventi che coinvolgono uno dei personaggi, improvvisi pentimenti ecc.), continuando a reiterare fino alla fine l'amoralità di un sistema marcio da tutte le parti. La sola deviazione che si concede è quella nelle vite private dei tre, ad esclusivo scopo di mostrare come queste siano fortemente corrotte e compromesse dal mestiere.
Ottimi gli attori, su tutti Favino e Giallini, e grande colonna sonora dei Mokadelic con pregnanti inserti non originali.
In conclusione, questo cinema ci sta bene; andatelo a vedere.