caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

ACAB - ALL COPS ARE BASTARDS regia di Stefano Sollima

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7 / 10  31/01/2012 18:57:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non puoi schierarti: nè con la demagogia tipo "sono servitori di uno stato (fascista)" - alzi la mano chi non lo è, in fondo - nè col buonismo conservatore-borghese che mette gli angeli... in divisa. Certo certo quando la Madama serve a proteggere il nostro orticello, quando ne sentiamo il bisogno in cambio di una busta-paga ingrata. Ma tant'è i poliziotti fragili sembrano usciti da film americani tipo I ragazzi del coro o Bronx 41' distretto un pochetto affettati ma appunto non è che nel cinema americano le cose vadano diversamente Vivono ogni tipo di tensione sociale, magari la incentivano, e nelle white riots delle barricate ricordano un poco la tipologia corporativa dei film di guerra, dove c'è chi spara per uccidere e chi spera di non doverlo fare mai.
Si "mimetizzano" con noi perchè conoscono il disprezzo della massa, sanno di essere chiamati figli di... e cantano pure canzoni rivoltose antipoliziotti ("Police on my back" dei Clash, magari anche Copkiller di Ice-T???). Come può essere realistico tutto questo? E in parte lo è, perchè partendo da un'assunto romanzesco il film tenta di stabilire ordine e disordine lasciando nello spettatore l'impressione univoca o una sensazione diversa. Perchè alla fine combattono contro la polizia i fascisti dell'ultima generazione, strateghi di un razzismo temuto ma almeno non covato dagli apparati sociali che dicono di prevenirlo.
In questa ottica, questo film si imbarca in un'impresa cronistica decisamente ambiziosa, quella di captare il segnale di avversione o attrazione dal famigerato 2001 Genovese, ad oggi. Come se i Gabriele Sandri, gli agenti Spaccarotella, i Carlo Giuliani diventassero frutto di un solo, esule ricordo.
Quello che mostra l'imprinting e l'inesorabile fragilità dei ruoli, tra i subordinati (cittadinanza) e la fratellanza (im)morale della "divisa".
Un film che accusa e sotto sotto finisce per assolvere. L'Italia delle barricate, anche nelle battaglie sociali legittime, diventa anch'essa un "corpo unico" , con una certa ambiguità nel recidere o programmare la morte di un tifoso per mano di un poliziotto, la vendetta dei tifosi, la lotta all'immigrazione e le ritorsioni contro i campi rom, gli sfratti esecutivi e (dulcis in fondo) la rivendicazione dei diritti contro quel "potere" che li addestra (emblematica la sequenza di Nigro che grida contro Palazzo Madama). E' un delirio visivo come ne ho visti pochi in Italia, questo film. Eppure non riesce a darci una risposta plausibile. Voti di scambio? Le legittime crisi esistenziali e personali? Chissà Alemanno se ha visto il film e cosa ne pensa