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LA CHIAVE DI SARA regia di Gilles Paquet-Brenner

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Spotify     7½ / 10  23/01/2016 03:07:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un film bellissimo e struggente, ha superato di gran lunga le mie aspettative. E' una pellicola che tratta di un argomento forse un po' dimenticato, visto che quando si pensa al rastrellamento degli ebrei, la nostra mente va subito ai campi di concentramento tedeschi o polacchi, ma invece, purtroppo, è successo anche in francia. E' la storia molto tenera dell'amicizia di due ragazzine che vengono rinchiuse in uno di questi campi, sottratte ai loro rispettivi genitori, ma che tuttavia non perderanno le speranze e cercheranno in tutti i modi di fuggire da quell'inferno. Intanto 60 anni più avanti, una giornalista molto sensibile ai fatti accaduti agli ebrei francesi durante la guerra, ricostruirà pezzo dopo pezzo la vicenda di Sara, una delle due ragazzine. E' un'opera che fa capire i reali valori dell'amicizia, come appunto quella tra Sara e l'altra ragazzina (mi sfugge come si chiamava), davvero molto toccante e piena di significati. In situazioni del genere avere un'amica è di grande aiuto e serve a farsi forza a vicenda. Le due storie si intrecciano e si alternano molto bene. Il merito, oltre al regista ovviamente, va a Hervè Schneid che realizza un montaggio eccellente. Brenner è bravissimo in tanti aspetti: innanzi tutto si concentra molto di più sulla storia di Sara che su quella di Julia, infatti il ritmo è molto scorrevole, l'interesse rimane sempre alto. Io sinceramente pensavo l'incontrario, cioè che la vicenda della ragazzina restasse solo sullo sfondo per lasciar spazio alle ricerche della giornalista ma per fortuna non è stato così, altrimenti si sarebbe sfociati nella solita commercialata. Il quadro storico dove è ambientata la vicenda è sviluppato in maniera eccezionale, il director ci fa respirare l'aria pesante del tempo, valorizza molto le scenografie, rese claustrofobiche, sporche e lugubri. Possiamo sentire la paura, il terrore della povera gente che viene deportata in questi luoghi di tortura e non sa se ci uscirà da li viva o da morta. Alcune scene sono davvero strazianti, e danno solo la minima idea di cosa hanno passato realmente queste persone. L'atmosfera poi è prettamente anni 40, insomma il regista compone uno schizzo d'epoca davvero notevole. Anche il resto della regia è ottimo, alcune riprese sono splendide come quella in cui le 2 ragazzine corrono in mezzo ai campi, bellissima. Oppure le scene più commoventi, colpiscono molto emotivamente, tenere e crude allo stesso tempo. Ad esempio mi vien da citare quella in cui i figli vengono strappati alle rispettive mamme, terribile. Ottima la direzione degli attori, resi tutti molto credibili, in particolare Mèlusine Mayance. Ci sono anche molti piano-sequenza poetici, sognanti, volti a sottolineare che nonostante tutto, la nostra protagonista non perde mai la speranza. Stupende anche le scene, quasi incantevoli, quando Sara, ormai fattasi grande, cammina per la prima volta nell'acqua. Davvero un momento bello col director che si dimostra molto virtuoso. Per quanto riguarda la vicenda di Julia, Brenner si limita a sfoderare una narrazione piacevole e nulla di più. Si opta per una fotografia che fomenta molto l'aura della pellicola: i toni sono polverosi, marroncini e si sposa perfettamente con la scenografia. Azzeccatissima. Il cast fa del suo meglio: Kristin Scott Thomas è bravissima, la sua è un'interpretazione potente, drammatica e molto sentita. Si cala perfettamente nei panni di una giornalista ossessionata dalla ricerca della verità su Sara Starzynski. Non male neanche l'interpretazione dei dialoghi. E' un'attrice molto solida, non molto virtuosa, ma ha una forte personalità, brava. Mi è piaciuto anche Niels Arestrup, attore sicuramente conosciutissimo in territorio francese, davvero un ottimo interprete. Bravissima anche la Mayance, ed aveva solo 11 anni all'epoca. Un'interpretazione intensa e commovente, riesce a far sentire sulla pelle la sofferenza che prova. Colonna sonora niente male, delicata e profonda. Molto adatta. Ma purtroppo, come vuole la regola, ci sono anche dei difetti e uno abbastanza evidente, dal mio punto di vista, è la sceneggiatura: in realtà non è neanche malaccio, però ci sono delle scelte che non ho condiviso molto, ad esempio tutta la vicenda dei lei che è incinta ma che il marito non accetta tale cosa. L'ho trovata una cosa illogica. Oppure certe situazioni vengono un po' tralasciate per strada, non c'è una conclusione vera e propria a tali. Scarsina la stesura dei personaggi e dialoghi senza infamia e senza lode, mentre il resto è buono come l'originalità della storia, l'articolato impianto narrativo e la ricostruzione dei fatti storici avvenuti. Altra cosa che non ho apprezzato è stata la caratterizzazione dei personaggi, troppo approssimata da parte di Brenner così come costui gestisce male il finale, molto sbrigativo, la pellicola meritava di chiudersi in ben altro modo.


Conclusione: un film davvero bello, intensissimo e trascinante. Una perfetta ricostruzione degli eventi che coinvolsero la francia nel 1942. Uno dei migliori lavori trattanti il tema. 7 e mezzo se lo merita tutto.