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LA CHIAVE DI SARA regia di Gilles Paquet-Brenner

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6 / 10  02/02/2012 18:52:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Tipico esempio di film a tesi,La chiave di Sara rinuncia presto a cimentarsi con la rimozione della memoria di cui sarebbe stato una fulgida testimonianza - v. la strada dei misfatti ricolma oggi di grossolana edilizia e una pagina vergognosa della storia della Francia cancellata dal tempo. Lo fa adottando uno stilema insolitamente romanzesco dove abbracciare il dramma dello Shioah attraverso lo stereotipo dell'eroina che passa indenne ai campi di sterminio e vive - anche qui si percepisce - nel struggente ricordo di un fratello che voleva liberare dal suo destino avverso. Lo fa adottando una "doppia storia" di una giornalista improvvisamente coinvolta nelle vicende di Sara come in un'albero genealogico fino all'espiazione di una colpa (duplice, la sua e quella di Sara) che non e' esattamente la sua. Mettendo a confronto due donne diverse il regista relaziona nascita morte prole e familiari veri o presunti al centro di un ricordo che diventa antitesi della rimozione (appunto).
E' dove non la memoria ma la coscienza a farla rafforzare, altrimenti ci si perde. Non metto in discussione l'onesta' di tutto questo, resta il fatto che la donna, con le sue frustazioni coniugali, sembra fin troppo cosciente della sua ricerca, troppo preoccupata di vivere in una casa assediata di cupi ricordi 70 anni prima, per crederle davvero.
E tutto sommato il suo personaggio serve forse a raccogliere un consenso simbolico, che rappresenti come simbolo liberale la massa dei sentimenti collettivi, o per meglio dire i piu' estinti (piu' facile chiedersi se la villetta di Cogne trovera' mai un acquirente, ai giorni nostri).
Il risultato e' un film puramente classico, persino bello (in stile Donna del tenente francese, ma meno accademico) che finisce per diventare macchinoso, quasi si trattasse di un serial tv a puntate condensato in meno di due ore.
Un film che tenta di coinvolgere lo spettatore su temi come la scomparsa e il destino - cfr. che fine fara' il fratello di Sara? E lei e' ancora viva? - ma finisce per impatanarsi nella purezza un po' austera di una testimone generazionale, alle prese col difficile bisogno di diventare/ritornare madre dopo i 40 anni di vita.
E le "chiavi" di lettura del film ci obbligano a vivere passivamente questo forte sviluppo di emozioni. Ci guida troppo, vero?