kowalsky 8 / 10 22/01/2012 18:06:17 » Rispondi Per nulla deluso. Anzi, il film è magnifico e Eastwood il più grande cineasta vivente. All'inizio faticavo a reggere la voce narrante, non amo le realtà romanzesche, con il (falso) modello di Citizen Kane a farsi largo. Tutt'altro. La storia che forse non ci appartiene, ma più che riflettere l'America delle bugie può a ragione identificarsi anche con le menzogne italiche degli ultimi decenni. Di Caprio anima magistralmente un'ossessione (ben più di Hughes-Aviator) di un volto animato solo da un bisogno patologico di potere. Come è patologica, e il fine giustifica i mezzi, la paura di un paese e la difesa della patria - v, è accaduto anche nell'era Bush - anche a costo di sfasare i sentimenti personali. Paura del prossimo e macchinazione degli inganni vanno di pari passo, e poi? Poi, la regia, magistrale perchè insegue la fedeltà la bugia per colpa di un sentimento, come quello della segretaria o del compagno/amico/servo? - in senso Maughaniano - di tutta una vita. Questo è quello che stupisce a rende grande J. Hoover, il film. E' quando Eastwood sembra guidato da Pinter e dirige una vita ehm coniugale come se fosse... Joseph Losey, diventando tutto a un tratto (mai così) fortemente INGLESE. Forse c'è meno attenzione per altri particolari, e tutta la vicenda del rapimento in casa Lindbergh è guidata da mano meno sicura, onesta ma obiettiamente poco credibile. Però questa rappresentazione TOTALE di un mondo oltraggiosamente Fordiano e sconfitto non può che meritare, ancora una volta, un degno plauso
Larry King 23/01/2012 16:51:07 » Rispondi Sono confortato dal fatto che altri abbiano intravisto una matrice teatrale nella scrittura di questo film, e mi complimento per il riferimento a Pinter, che in un primo momento mi era sfuggito (oltre che per l'ottima recensione che condivido pienamente)