caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

L'ULTIMA RISATA regia di Friedrich Wilhelm murnau

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
andreacinico     10 / 10  19/10/2009 15:27:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Uno dei tanti capolavori di Murnau che trae spunto da un racconto di Gogol: "Il cappotto". Anche se l’idea iniziale è simile (valore della "divisa" come simbolo di superiorità sociale) la storia in seguito si discosta molto riflettendo le condizioni critiche della Germania al termine della prima guerra mondiale. Infatti si potrebbe interpretare come parabola antimilitarista sul significato eccessivo delle uniformi; cosa peraltro intuibile dall’accurata attenzione del costumista nel realizzare una livrea (indossata dall’attore protagonista) simile ad una divisa militare dell’epoca.
L'opera, del 1924, è un lavoro di puro cinema visivo in cui mancano quasi del tutto le didascalie ma, nonostante ciò, ben comprensibile anche per l'utilizzo di molti particolari simbolici.
Soprattutto, il film verrà ricordato come il primo esperimento con l'utilizzo della macchina da presa mobile sia mediante carrelli e gru sia facendo indossare una camera di minori dimensioni (circa 8 Kg!!!) all’operatore. Per la prima volta lo spettatore entrava a far parte della scena inseguendo i movimenti del protagonista tramite quell’espediente tecnico che fu chiamato a quei tempi “camera libera”.
L'innovazione apportata alla settima arte, questa volta, è dovuta al sodalizio tra due geni tedeschi: il regista Murnau e l'operatore alla macchina (nonché direttore della fotografia) Karl Freund principale responsabile di tutti gli effetti visivi presenti nell’opera. Similmente a quanto succederà molti anni dopo con il film “Shining” dove Kubrick e Garrett Brown con la sua steadycam rivoluzioneranno il modo di concepire il movimento di macchina semanticamente a determinate sequenze da rappresentare.
Non mancano anche altri espedienti rivoluzionari come l'utilizzo della prospettiva per dare il senso della grandiosità della città ricostruita con l’ausilio di modellini (macchine, treni, palazzi) e silhouette di persone nella scenografia.
Grande interpretazione dell'attore protagonista Emil Jannings mai esageratamente enfatico.
Il finale allegro, probabilmente imposto dalla produzione, a mio avviso non toglie nulla a questa opera d’arte, anzi le conferisce un carattere beffardo ed ironico dimostrando che in realtà è il denaro a conferire agli uomini il vero potere; di fronte ad una ricchezza largamente esternata non c’è divisa che tenga nell’ottenere il rispetto della gente.
In definitiva un film che rappresenta al meglio l'arte cinematografica e che fa riflettere sui falsi valori che la società impone.
Invia una mail all'autore del commento Steppenwolf  08/03/2011 17:43:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Molto interessante il tuo commento, complimenti!