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L'ARTE DELLA COMMEDIA regia di Eduardo De Filippo

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elio91     8½ / 10  13/05/2012 12:59:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"No, Eccellenza, parlo di un'altra paura. Una paura perniciosa, costituzionale, congenita… che accompagna la gente di teatro dalla loro nascita ad oggi. I comici dell'arte, quelli che recitavano a braccia, per le loro battute sferzanti contro la borghesia, l'aristocrazia, contro i Governi, furono sempre perseguitati, costretti a fuggire da un paese all'altro, da questa a quella repubblica, spesso raggiunti, messi in prigione, alla tortura e persino impiccati. In Inghilterra ci deve essere ancora una corda che mise fine alle tribolazioni di un Arlecchino.
Eccellenza, se non c'è la censura, c'è l'autocensura, a cui l'autore deve spontaneamente sottostare. Infatti, la gente di teatro muove i propri passi in funzione di una volontà precisa, di un indirizzo obbligato, non verso lo scopo vero, che sarebbe quello di dare al pubblico l'immagine della verità."



"No, Eccellenza, Pirandello non c'entra niente: noi non abbiamo trattato il problema dell'essere e del parere. Se mi deciderò a mandare i miei attori qua sopra, lo farò allo scopo di stabilire se il teatro svolge una funzione utile al proprio paese o no. Non saranno personaggi in cerca di autore ma attori in cerca di autorità. La saluto, Eccellenza, buona giornata e stia attento."




Invettiva contro il Potere da parte del Teatro, incarnatosi per l'occasione nella persona e nell'autore di Eduardo De Filippo/Oreste Campese. Una commedia particolarmente riuscita anche a causa dei riscontri reali che poi ebbe: l'autocensura a cui fu davvero costretto Eduardo, ad esempio, che a causa di malumori da parte di alcuni poteri forti dovette sostituire L'Arte della Commedia con un'altra sua ripresa teatrale meno d'effetto, più comica e con vena meno polemica pur parlando sempre di guitti teatranti: Uomo e Galantuomo.
Un discorso interessante che mettendo al centro del paradosso del teatro la sua utilità, e visti poi i problemi che L'Arte della Commedia ebbe, diventa potente tanto nel primo atto, pieno di sottigliezze verbali e poca azione, quanto nel secondo che ricalca solo apparentemente Pirandello e si chiude nella grande ambiguità eduardiana: forse la più bella, vendicativa in maniera positiva, addirittura ingiuriosa nei confronti della politica e dei poteri.
Da vedere assolutamente.
La finzione del teatro (nel teatro) che serve a conoscere la verità della vita, quella appunto vera.