elio91 7½ / 10 29/12/2011 19:27:24 » Rispondi "...amico mio, il morto non è altro che un uomo disarmato sul serio. è il combattente della guerra eterna, al quale la natura ha tolto per sempre l'arma più micidiale e insidiosa, la vera arma segreta: l'anima. Io posseggo ancora quest'arma voi la possedete ancora. Di me potete avere paura, io di voi... State tranquillo e andatevene a letto, felice di trovarvi solo, con l'ombra d'un disarmato."
Meglio il titolo originale, "Requie a l'anema soja", mentre questo nuovo titolo con cui verrà poi riconosciuto l'atto unico, tra i primi scritti da Eduardo, implica quasi una sorta di significato moraleggiante (come effettivamente è). Le sottili ambiguità comiche alla presenza di un morto sono riuscite, forse è sbagliato mantenere solo l'accenno di una sorta di scambio tra l'inquilino Enrico e il defunto (tutti gli accenni alle somiglianze tra i due, specie sulla malattia di Enrico) quando poi è uno dei motivi principali del breve film. Ed è forse per la brevità, e poi del riempimento con musichette inadatte al tono nei tipici silenzi eduardiani (che sono pochi) che la parte finale svilisce del significato originale, di cui ci rimane solo un alone moraleggiante che forse non era del tutto nelle intenzioni dell'autore. Ed è un difetto insito in tutti questi atti unici del '56, quello del finale ad effetto che non riesce a colpire come dovrebbe, anzi potrebbe (se non nel caso de Le Chiavi di Casa). Ma è un Eduardo alle sue prime esperienze tv (e la regia è di Vieri Bigazzi, lui collabora soltanto). La brevità certo ha fatto male agli atti unici in bianco e nero, tranne per Amicizia che è più uno sketch basato su ritmi comici.