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IL DONO DI NATALE regia di Eduardo De Filippo, Vieri Bigazzi

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elio91     7 / 10  29/12/2011 19:01:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Subito dopo l'esperienza del teatro in diretta nel'56, che istituì una tradizione celebre e purtroppo mai troppo celebrata per la tv di trasmettere ad un pubblico più vasto capolavori del teatro di ogni tempo ripresi su palchi famosi (come l'unico rimastoci di quel periodo, Miseria e Nobiltà di Scarpetta all'Odeon di Milano), Eduardo De Filippo cominciò ad entrare sempre di più nelle case degli italiani con un altra novità televisiva.
La tv, appunto, questo mezzo che gli italiani conoscevano da poco e che Eduardo per tutta la vita guardò con una certa diffidenza, non odiandola come dicono alcuni ma neanche amandola apertamente (un pò come il cinema, che dubito avrebbe fatto se non fosse stato per guadagnare qualcosina in termini di denaro per mandare avanti le sue compagnie).
Per un pubblico ancora non del tutto abituato a tempi televisivi lunghi e al teatro filmato (ricordiamo poi l'ibrido che Eduardo creerà con le sue commedie più celebri riprese in studi senza pubblico, e che perfezionerà stilisticamente sempre più sino a renderlo un vero e proprio teatro televisivo), per quel pubblico neofita si diceva nascono questi sei atti unici trasmessi nell'arco del 1956. Sei commedie dal tono leggero che però inaspettatamente raggiungono toni amari e beffardi. Sei commedie che riguardano principalmente tradimenti, povertà e miseria, morte e il rapporto tra moglie e marito e che hanno gli stessi attori (tra cui Ugo D'Alessio, Dolores Palumbo e Isa Danieli) riproposti via via in ruoli differenti. Di questi sei telefilm, di cui Eduardo firma la regia con Vieri Bigazzi, uno verrà ripreso anni dopo sempre per un ciclo di Eduardo nel 1978, perfezionato e reso ancora più simile alla versione originale: si parla di "Quei figuri di tanti anni fa"...
E stilisticamente la differenza tra questi telefilm e il resto della produzione tv del De Filippo è lampante: la macchina da presa non è immobile e si muove quando può, non si ha quella sensazione di vedere del teatro filmato insomma ma delle storie da cinema. La qualità c'è, ma non sempre riesce ad essere altissima come successivamente il grande autore napoletano ci abituerà.
Altro aspetto da chiarire sono la natura stessa di questi sei telefilm: quattro sono scritto da Eduardo stesso, fanno parte di un repertorio di sketch teatrali che in alcuni casi non rendono come avrebbero invece fatto a teatro, in altri fanno ridere tantissimo. Uno dei più riusciti, La Chiave di Casa, è invece stato scritto da un altro autore, Carlo Mauro, e infine Il dono di Natale...

Appunto, Il Dono di Natale. Storia di giovani e vecchi poverelli, è una trasposizione di Eduardo da una novelle di Henry del 1932 intitolata "The gift of the Magi". Racconta di due famiglie povere, due generazioni di marito e moglie a confronto: ciò che a primo acchito lo spettatore non potrebbe cogliere è la complessità e stratificazione dei significati di queste commedie. Le coppie che ci vengono mostrate solidarizzano a parole, ma a conti fatti si accapigliano per cinque lire. Laddove Attilio ed Emilia sono due freschi sposi che sacrificano piccoli grandi cose per farsi piacere l'uno con l'altra, Domenico e Sofia litigano sempre e comunque: non è difficile riscontrare una parabola di generazioni, dove magari i giovani sposini saranno un giorno destinati a diventare come gli anziani sempre in contrasto.
Rimane un finale strano, non un lieto fine ma quasi una dolce beffa del destino che si accanisce con dei miserabili che tentano di sbarcare il lunario. Beffa anche nel dono dei regali, sostituendo l'oro, l'incenso e la mirra con l'inutilità di una catena per orologio (orologio che è stato venduto per un pettine), e un pettine (destinato però a capelli che non ci sono più, venduti anch'essi per la catenina). Resta il gesto d'amore oltre la beffa.