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IL SINDACO DEL RIONE SANITA' regia di Eduardo De Filippo

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elio91     9 / 10  06/04/2012 19:47:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"ANTONIO- C'è stato uno, un uomo certamente geniale... chi sa chi è stato... che ha tagliato un pezzo di carta quadrata, ha piegato i quattro angoli, tre l'ha incollati e uno l'ha lasciato aperto. Su quest'ultimo, poi, ci ha passato col pennello due striscette di una carta gommata che si asciuga immediatamente e che diventa attaccaticcia di nuovo soltanto quando ci si passa sopra la saliva con la lingua.
ARTURO- La busta!
ANTONIO- Diventa busta quando prima di chiuderla ci si mettono dentro i biglietti di banca che anche sono di carta. Don Artu': senza la busta si ferma pure la bomba atomica. Non c'è bisogno dell'ingegnere e dell'architetto. Questa gente qua conosce il codice edilizio a memoria, e quando arrivano a incatenare un povero ignorante in materia che vuole costruire, allora lo lasciano quando l'hanno portato diritto diritto al fallimento o al manicomio. E campano bene perché l'ignoranza è assai. E stanno sempre a posto legalmente, perché «la legge non ammette ignoranza». E non è giusto. Perché, secondo me, allora, la legge non ammette tre quarti di popolazione. Ma se, per esempio, si cambiasse la frase e si dicesse: «La legge ammette l'ignoranza», vi garantisco che più della metà di questi signori farebbero sparire la laurea e diventerebbero immediatamente ignoranti."

"...L'umanità si divide in due parti: gente in
buona fede e gente carogna come Giacchino. E la legge non può essere elastica. Il codice penale tiene 266 pagine e 734 articoli. La gente carogna come Giacchino sapete come dice? «Approvata la legge, trovato l'inganno». E un magistrato che può fare? Queste sono le prove, questi sono i documenti e questi i testimoni. Anche se come uomo lui è convinto della colpevolezza o dell'innocenza dell'imputato, la sentenza deve rispondere come un totale di un'operazione di matematica. La legge è fatta bene, sono gli uomini che si mangiano fra di loro... come vi posso dire... ecco: è l'astuzia che si mangia l'ignoranza. Io difendo l'ignoranza."




Vicenda civile tra giustizia privata e pubblica, una delle pagine più drammatiche e seriose del teatro eduardiano che qui si ritaglia un ruolo tagliente, ambiguo che più non si potrebbe: un folle sognatore, un saggio che dice le cose sbagliate, un utopista che amministra una giustizia tutta sua e che predicando bene si trova paradossalmente nella condizione di razzolare male. Un camorrista ante-litteram che forse sarebbe sbagliato definire cosi, un guappo vecchia maniera ma anche una vicenda che nel fondo illustra i germi di uno dei cancri di Napoli.

Particolarmente riuscite entrambe le versioni televisive, con grandi attori in entrambi i casi e sfumature in quella di Eduardo difficilmente dimenticabili: in quella del 1964 ha un attitudine naturalmente più giovane e veloce pur interpretando un settantacinquenne, in quella del 1979 sono preziosi i silenzi, i balbettii, i naturali tentennamenti di un vecchio che non si arrende e si sacrifica.
Altre grandi interpretazioni sono, oltre al resto di entrambi i cast (grandiosi come sempre sotto la sua direzione) un Ugo D'alessio ispirato nel ruolo del dottor Della Ragione nella versione '64 e un Ferruccio De Teresa monumentale in quella a colori. Essendo il "parlanfaccia" di Barracano, il loro doppio speculare, era d'obbligo un'interpretazione che non stesse dietro a quella del maestro Eduardo.

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