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LA GRANDE MAGIA regia di Eduardo De Filippo

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elio91     8 / 10  14/01/2012 16:28:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
CALOGERO - ... Mettetevi bene questo in mente: io sono un uomo felice perché non mi faccio illusioni, mai. Per me il pane è pane, il vino è vino, e l'acqua di mare è amara e salata.




CALOGERO - Professo' scusate, ma ch'è stato?
OTTO - Un altro esperimento.
CALOGERO - Un altro giuoco. Ma scusate, la signora ha detto: "È morta!"
OTTO - Proprio così. Un altro giuoco.
CALOGERO - Ma perché facciamo questi esperimenti? Scusate, professo', ma che ce ne viene in tasca facendo questi giuochi d'illusione?
OTTO - Non lo so. È un trucco che non conosco. Io che esercito la professione di illusionista, mi presto ad esperimenti esercitati da un altro prestigiatore più importante di me… e così via, via, via fino alla perfezione… Ecco il giuoco prodigioso dell'illusione! Guarda… Li vedi quegli uccelli? Appena me vedeno se metteno a cantà… Accòstati. 'E ssiente? Hê 'a vede' comme me cunosceno; e forse, me vonno pure bene. Per forza, li governo io ogni mattina. Lle porto 'a preta 'e zucchero, 'a cemmetella 'e nzalata, l'uosso 'e seppia, il mangime… Hê 'a vede' comme m'aspettano.
CALOGERO - Veramente? Quanto so' belle!
OTTO - Ogni tanto io po' sa che faccio? Metto 'a mano dint' 'a gabbia e me ne piglio uno che mi deve servire per un esperimento d'illusione. Lo metto in quest'altra gabbietta più piccola e lo presento al pubblico. "Ecco, signori". La copro con un quadrato di stoffa nera, m'allontano di quattro passi, e sparo nu colpo 'e rivoltella. Figurati il pubblico: "È sparito. Comme ha fatto? È un mago!" Ma il canarino non sparisce! Muore. Muore schiacciato tra un fondo e un doppio fondo. Il colpo di rivoltella serve a mascherare il rumore che produce lo scatto della piccola gabbia truccata. Poi naturalmente devo riordinare, e sai che trovo? Una poltiglia di ossicini, sangue e piume.
'E vvide chisti ccà, chiste nun sanno niente. Illusioni non se ne possono fare. Noi, invece, si, ed è questo il privilegio. Guè, embè? Su con la vita: svegliati. Dobbiamo continuare il giuoco, il nostro giuoco. Guarda, là ci sta tutto il pubblico che aspetta. Ti sembrerà un secolo: ma poi vedrai che in un attimo si concluderà.
C'è un mare veramente calmo, stasera! Tu stai vedendo che mare magnifico?
CALOGERO - Ma quello è muro! Questa è una parete della tua casa!
OTTO - Lo credi tu, ma attraverso questo muro, non vedi il mare? Damme 'a mano. Cammina con me...
Hai visto? Se ci fosse stato il muro saremmo urtati, invece noi siamo passati benissimo. Che significa un muro? Che cos'è un muro se non un giuoco preparato? Dunque, devi essere d'accordo con me che non esiste. La pietra è una. E quello è mare!
CALOGERO - Si sente! Si sente! È mare! È mare!







Gioco di illusioni (e allusioni) infinito, prima forzato e poi forzoso. Eduardo raramente si è preso rischi tanto grandi nel costruire una commedia tanto atipica nel suo repertorio, tanto che effettivamente poi La Grande Magia non ebbe mai successo mentre era in vita (ma all'estero, dopo la sua morte, è conosciuta ed apprezzata).
Accusato di pirandellismo dalla critica, dovette all'epoca ripiegare sulla fortunata Le Voci di Dentro. Eppure qui c'è tanto Pirandello ma c'è anche tanto De Filippo: il prestigiatore meschino e misero, il gioco dell'illusione e della pazzia...

Ancora oggi, a rivederla, non pare una commedia di Eduardo, se non fosse per la sua presenza potremmo solo dire che ne ha dei tratti in comune (il mago è una variante, l'ennesima, dell'artefice magico Sik-Sik). Invece lo è, una commedia di Eduardo, ed è straniante per questo: non c'è alcuna speranza né via d'uscita.
Quella che sembra una trama difficile a svilupparsi, piena di inghippi, a tratti perfino fastidiosa e tesa fino all'angoscia è il suo punto di forza; cosi come lo straniamento che non può non provocare.

Ecco quindi: il ritratto finale e complessivo dell'umanità ritratta è desolante e poco appetibile. Forse l'Eduardo più amaro e pessimista di sempre. Vale la pena riscoprirla.