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HEIMAT - FRAMMENTI regia di Edgar Reitz

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elio91     8½ / 10  01/04/2012 11:10:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'epilogo di Heimat nasce dopo che Edgar Reitz si ritrovò tra le mani ore e ore di materiale inutilizzato della sua saga entrata ormai nella storia del cinema.
E dato che per il regista tedesco è diventata durissima separarsi dalla sua creatura con cui ha condiviso anni, gioie e dolori, e inoltre rendendosi conto di avere scene di enorme bellezza tagliate per motivi ormai dimenticati, decide di assemblare i "Frammenti", dando vita a quello che è un regalo che Reitz fa a tutti noi amanti dei tre Heimat.
Un film che non è un prosieguo in senso stretto delle vicende di Heimat 3, e che non condivide in ogni caso la mastodontica durata dei tre precedenti progetti: "solamente" due ore e mezza per rivedere tantissimi personaggi.
Cosa ancora più importante da rilevare è che quasi tutti i frammenti utilizzati riguardano le donne di Heimat, non a caso lo stesso Reitz ha ammesso il fascino che le loro storie hanno avuto per questo puzzle passatista; è il sottotitolo di Fragmente è appunto "Le Donne". Al centro però c'è sempre lui, Hermann, il protagonista e fulcro centrale di tutta la saga.

Reitz tratta le sue creature con la dolcezza e l'amore di un padre, si rivede nella storia di Lulu che qui prosegue a dare un giusto finale dopo le lacrime amare di Heimat 3: Lulu/Reitz che si tuffa nel passato con l'incertezza del futuro e che riceve da quello stesso passato le motivazioni per andare avanti, separarsene una volta per tutte. Liberi dal passato, con migliaia di biforcazioni davanti che possiamo o dobbiamo prendere.

Il viaggio a ritroso, a balzi nel passato remoto e presente di Lulu, è denso e impossibile: ci sono storie che lei non avrebbe mai potuto vedere non essendo ancora nata. Le case che visita, in cui ancora si agitano i fantasmi dei personaggi di Heimat, non dovrebbero neanche più esistere (come quella della signora Cerphal) ma quando il limbo del tempo è sospeso si esce addirittura dall'Heimat cinematografica per entrare in uno spazio metacinematografico: Lulu che al cinema guarda Helga e le sue amiche al cinema, noi che guardiano loro in un gioco di specchi irreversibile e infinito che sorpassa ogni barriera temporale.

è l'ennesimo commiato ad Heimat, questa visione di frammenti impazziti e pulsanti di vita propria; ma è davvero il saluto finale. Perché c'è una sorta di consolazione finale, perché rivediamo un pò tutti quei personaggi amati in cui Reitz ha creato volutamente delle zone d'ombra (che rimangono anche dopo la visione di Frammenti, sia chiaro): ebbene alcuni di questi buchi narrativi vengono colmati in questo film. Altri trovano una conferma inaspettata ancora più indietro nel tempo.
Ad esempio scopriamo che il discorso dell'attesa è qualcosa cui Hermann si prepara da una vita, già nella fanciullezza del primo Heimat e non solo nel finale del secondo.
Helga che tronca la sua relazione col ragazzo definitivamente, innamorata com'era nel secondo Heimat (quasi tutti i frammenti provengono da Heimat 2, il più bello). Helga che poi diventerà il talento inespresso che si butta nel terrorismo...
Lucie sempre più fervente religiosa e spezzata dentro dalla morte del figlioletto Horst, ucciso da una mina inesplosa: si intuiva in Heimat, ma qui abbiamo la conferma struggente del suo dolore in una sequenza molto bella con protagonista anche (neanche a dirlo) il giovane Hermann.
Paul dopo l'avventura sull'aeroplano, e poi Maria...

Tutti, o quasi. A chi non ha la parola nei frammenti sembra almeno essere dedicato un lontano accenno, un primo piano, o è sullo sfondo...

Addio ad Heimat, quindi.
Grazie ad Edgar Reitz per questo ultimo regalo che riannoda passato presente futuro, spalancandolo sulla libertà dell'incertezza (senza più lacrime, con il distacco consapevole).