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HESHER E' STATO QUI regia di Spencer Susser

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oh dae-soo     7½ / 10  25/10/2013 22:06:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
piccoli spoiler

Non lo so se è stata soltanto una mia interpretazione ma questo particolarissimo e bel film indipendente
americano mi è sembrato una chiara metafora del messaggio cristiano, una laicizzazione dei più importanti e basilari concetti che Cristo ha cercato di lasciare su questa terra.
Attenzione, a chi viene l'orticaria sentendo solo nominare cristianesimo e affini non si lasci ingannare, il film è veramente tutt'altro.
Però, chi l'ha visto, mi segua un attimo.
Già il look di Hesher richiama tanto quello del Cristo, un povero cristo senza una lira, senza una casa, dedito a sesso, droga e far saltare in aria le cose, violento, irrispettoso, indecifrabile.
Hesher piomba sulla vita della famiglia di T.J quasi per caso, nel momento di massimo bisogno dopo la morte della madre del ragazzo. E' una famiglia disastrata, il padre è ormai perso, la nonna, personaggio meraviglioso, soffre come un cane per suo figlio e per suo nipote ma non riesce ad aiutarli come vorrebbe, il piccolo T.J vive nella disperata ricerca del ricordo di sua madre, reificato nella macchina distrutta dell'incidente.
Arriva Hesher e come il Visitor Q dell'omonimo film di Miike sovverte anche senza volerlo l'armonia della famiglia.
Ma sono tantissimi i richiami che il pazzo Hesher ha con la religione, anche se in modo completamente ripulito dal sacro.
Il look, come dicevamo, l'apparire sempre al momento del bisogno come un Angelo Custode, il parlare per metafore (parabole), il fornire sia con i silenzi che con le parole una possibile via di salvezza per la famiglia.
Ma ci sono anche altri piccoli indizi.
Ad esempio lo è lo strepitoso discorso nella chiesa -perchè proprio lì?-, una metafora sul superare le mancanze attraverso riscoprendo e apprezzando cosa si ha ancora, oppure persino nei titoli di coda c'è un'irriverente ultima cena con Hesher in mezzo a 12 scheletri.
E' importante cercare di prendersi addosso tutto quello che che questo film prova a raccontare sotto le righe altrimenti, se si resta solo in superficie, non lo si apprezza quanto dovrebbe.
Grande Gordon-Levitt, inutile ripetersi, bravissimi anche gli altri, specie la nonna e quel padre così disperso in un altrove.
La Portman imbruttita e nerdizzata paradossalmente è ancora più bella ma al suo personaggio e al ruolo che tale personaggio ha nel film alla fine sembra mancare qualcosa, non solo a livello di plot ma anche, dando a Hesher quella valenza di cui sopra, a livello metaforico.
Il film non ha guizzi particolari, il mio amico di visione alla fine l'ha detto, è il classico film indipendente, quello dove spesso manca il ritmo.Più che mancanti di ritmo i film indipendenti sono spesso molto asciutti, essenziali, prediligono il racconto a qualsiasi orpello, hanno un'idea,una storia e un messaggio da veicolare, del resto se ne fregano.
Io ho trovato letteralmente magnifica la scena della "passeggiata" finale, un capolavoro di sceneggiatura e d'emozione. Avrei preferito fosse quello il finale sinceramente.
Film folle, anche spassoso a tratti ma tremendamente serio in realtà.
E la figura del piccolo T.J, un bambino che in un certo momento ha perso madre, nonna, non ha più un legame col padre e vede le uniche altre due persone a cui è legato "tradirlo" in quel modo è una figura che il film senza tanti giochetti racconta splendidamente. E' il momento della solitudine assoluta, è il momento del tunnel completamente nero, è il momento di salire su quella macchina e cominciare a piangere qualcuno che, in quel momento poi come non mai, ti manca come l'aria che respiri.