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THE ARTIST regia di Michel Hazanavicius

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Marco Iafrate     9 / 10  24/01/2012 22:45:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Coltivavo la fantasia di realizzare un film muto. Ma soprattutto perché una scelta di questo genere impone a un regista di affrontare le proprie responsabilità e di adottare un modo molto particolare di raccontare una storia. Non è più compito dello sceneggiatore o degli attori raccontare la storia: spetta solo al regista farlo. E' un tipo di cinema dove tutto passa attraverso le immagini, attraverso l'organizzazione dei segni che un regista trasmette agli spettatori. E poi è un cinema molto emozionale e sensoriale. E' un lavoro appassionante. Mi sembrava una sfida magnifica e sentivo che se fossi riuscito a portarla a termine, sarebbe stato molto gratificante".
"Una sfida magnifica". Questo è coraggio. Cinematograficamente ci si comincia ad annoiare anche del 3D, è già acqua passata, la tecnologia guarda avanti. Pensare di proporre oggi, a telespettatori che sbuffano per la mancanza di idee nuove e sempre più insofferenti una pellicola in bianco e nero stile anni 30 come minimo comporta il rischio di oblio per i prossimi 20 anni, per la maggior parte degli appassionati delle sale, oggi il cinema muto è come la kriptonite per superman, molti preferiscono la sala d'attesa del medico ignari che l'intensità trasmessa da quelle immagini non è seconda a nessun altro genere di cinema, è semplicemente diversa, ineguagliabile. Forse questo gioiello potrà servire a stimolare la voglia di qualcuno che soddisfatto e incuriosito andrà a cercarsi qualche capolavoro degli anni 20 e 30, scoprirà parole come espressionismo, surrealismo ed avanguardia, scoprirà l'intensità e la profondità degli sguardi che sostituiscono la parola, scoprirà la fatica che facevano registi e attori per lavorare in certe determinate condizioni. Quel mondo non c'è più, tutto è cambiato, ma quel mondo è la storia del cinema, un monumento indistruttibile che meritava questo tributo.
Mi affascina pensare che nel 2112 gli spettatori vedendo un film al cinema in 3D proveranno la stessa nostalgia che abbiamo provato noi nel vedere questo gioiello bianco e nero, chissà che evoluzione seguirà la tecnica cinematografica da qui a 100 anni, sarà la stessa dei cento passati? Il sonoro, il cinemascope, il technicolor, passaggi fondamentali e inevitabili che ci hanno portato oggi a godere di effetti speciali allora inimmaginabili. Non tutti hanno accettato serenamente l'avvento del sonoro qualcuno lo definì il parlato "un fastidioso drappeggio colorato sopra un monumento di marmo", molti attori ed attrici entrarono in depressione vedendo venir meno l'esigenza di quella capacità teatrale con tanta fatica acquisita. Quella pantomima indispensabile per trasmettere le emozioni soltanto con gli sguardi non era più necessaria, anzi interferiva negativamente con il nuovo che avanzava.
Magicamente, in pochi fotogrammi, il regista sintetizza un passaggio epocale, all'uscita da una prima, il divo di Hollywood George Valentin si fa fotografare tra le braccia di una ragazza, lei diventerà Peppy Miller simbolo dell'avvento del sonoro, Valentin rimarrà ancorato ed imprigionato alla sua vera, unica passione: il cinema muto.
Le cose possono piacere e non piacere, noi obbediamo ai nostri sensi, giudici del bene e del male, i quali ci fanno apprezzare cose che magari ad altri non piacciono, soltanto che a questa funzione poi deve presiedere la ragione, la quale a sua volta dovrebbe metterci in guardia su quello che pensiamo possa non piacerci, ritengo non sia da persone ragionevoli andare a vedere un film muto in bianco e nero prevenuti e poi starlo a criticare nonostante le indubbie qualità, trovo che sia invece da idioti entrare in sala NON sapendo di star per assistere ad un film muto e per tale motivo iniziare a fischiarlo. E' successo anche questo.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  25/01/2012 11:27:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Scusa Marco se mi permetto: condivido e sottoscrivo lettera per lettera quello che hai scritto ma... cosa pensi di "The Artist" come film? La tua è una appassionatissima analisi metacinematografica ma del film dici poco o nulla.
Marco Iafrate  25/01/2012 22:02:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Innanzitutto grazie. Hai ragione, ho abusato un po' troppo della licenza a divagare essendo in area commenti e non in quella recensioni. Ti posso dire quello che "non" mi è piaciuto di The Artist, praticamente nulla. Un'idea straordinaria che ha partorito un'opera straordinaria, è incredibile come non ci abbia pensato prima nessun regista americano, questo film racchiude la storia del cinema, forse il momento più importante, il passaggio dal muto al sonoro, ma se vogliamo è un inedito, nessuno lo aveva mai rappresentato (almeno credo). Dei pregi del film ne avete parlato esaustivamente molti di voi prima di me, rischio di dire le stesse cose. Beh, perfetta scelta stilistica, scenografia da manuale, sceneggiatura intelligente nel dosare equamente melodramma e comicità. Vero punto di forza il cagnolino, metafora indispensabile, è un animale, gli manca la parola, in un mondo dove nessuno parla non è necessaria, esattamente come gli uomini sono i gesti a parlare per lui.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  31/01/2012 06:53:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La tua osservazione-domanda su come mai nessun regista americano abbia potuto pensare a un film come questo è molto acuta. Mi vien da risponderti che mai come oggi i registi statunitensi si sono tanto discostati dal cinema dei loro padri... per vedere qualcosa di "classico" da un regista americano, o ti rivolgi alle produzioni indipendenti e/o a registi che coltivano un amore smisurato per la cultura (cinematografica e non solo) europea. Non è casuale che sta per uscire il film più visionario di Scorsese dedicato -guarda te il caso- a Meliès!!
Va anche detto che in Francia -almeno dalla Nouvelle Vague in poi- c'è un vero culto del cinema statunitense.