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THE ARTIST regia di Michel Hazanavicius

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     9½ / 10  16/01/2012 23:21:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Se proprio devo trovare qualche difetto a questa autentica genialata venuta d'Oltralpe, posso dire che vi sono forse un po' troppi movimenti di camera rispetto al periodo rievocato e omaggiato con così tanta perizia e dovizia di particolari; inoltre -e forse questo è il vero "errore" tecnico- mi sarei aspettato un effetto di invecchiamento della pellicola: qua invece ci sono immagini così perfettamente nitide e definite da tradirne la modernità...
Ma, detto questo, si può tranquillamente gridare al capolavoro.

Non c'è una cosa che non riesca a funzionare in questo "The Artist", a cominciare dalla superlativa fotografia bianco e nero formato 1:1,43 di Guillaume Schiffman: mozzafiato le illuminazioni dei set, per non parlare dei frequenti giochi di specchio o di profondità di campo e delle focali; le scenografie, semplicemente perfette nel ricreare quelle dei film anni '20 e '30; le musiche, superlative, gran tour de force del giovane (e, a suo dire, inesperto in arrangiamenti sinfonici!) Ludovic Bource, che per orchestrare questo film s'è fatto una vera e propria scorpacciata di partiture anni '20, '30, '40 e '50! Il montaggio, assolutamente "in linea" con quelli dei film dei primi anni del secolo scorso; la sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, che è un perfetto congegno a orologeria; la grafica, in rigorosissimo stile film muto; la post-produzione, con quell'autentico tocco di genio nelle sequenze "pastellate" (prima dell'avvento della pellicola a colori Agfa, i fotogrammi venivano colorati a mano direttamente sulla pellicola originale); e poi gli omaggi, i rimandi, le citazioni, da far morire d'orgasmo qualunque cinefilo!...

Che dire poi degli attori? Menzione a parte per Uggy, il cane più bravo e simpatico della storia del cinema: da solo strappa risate, sorrisi e lacrimucce. Splendida Bérénice Bejo, moglie di Hazanavicius. E poi un immenso Jean Dujardin, istrionico, versatile in ogni tipologia di recitazione (e bellissimo, e affascinante...), gran ballerino (semplicemente da antologia la sequenza del tip-tap "à la Fred & Ginger"); stupendi e perfetti nelle loro parti anche James Cromwell e Malcom McDowell, due maggiordomi di gran classe. Menzione ulteriore per trucco e costumi che contribuiscono a rievocare con un'efficacia rara l'atmosfera degli anni Venti e Trenta negli Stati Uniti.

Sì, perché questo film è anzitutto un omaggio alla Hollywood di quegli anni, con produttori onnipotenti e registi geniali ma bistrattati; attori divissimi ma soggetti a essere gettati fuori dallo show-biz non appena la loro popolarità avesse subìto una minima flessione. E soprattutto è una grande riflessione sull'avvento del sonoro, la vera rivoluzione che il cinema abbia conosciuto e che ad oggi fa spesso la differenza in molte pellicole (compresa questa, visto che la musica è signora e padrona, insieme ad alcuni inserti "rumorosi").

Di grandissima suggestione l'incipit ambientato in una lussuosa sala cinematografica durante una prima, per non parlare dell'incubo di Valentin la notte dopo la riunione con il suo produttore che gli mostra in anteprima la novità delle novità: il suono, per l'appunto. Suono che lui, divissimo del muto, rifiuta sdegnosamente come "inutile".

Bella e davvero d'altri tempi la storia d'amore che di fatto è il tema portante della trama del film: devo confessare che, pur non essendo affatto amante di film a sfondo sentimentale, sono stato catturato emotivamente da questo mix di erotismo pudicissimo e di formalismo seduttivo d'antan di cui, forse, si sente la mancanza: da gay sognerei di essere corteggiato in quel modo da un uomo così bello e affascinante come Valentin; se fossi eterosessuale vorrei tanto conquistare la donna di cui fossi innamorato allo stesso modo elegantemente sfacciato di Valentin... E se fossi una donna, userei il mio fascino contro i "tromboni" stile-produttore esattamente come Peppy Miller, andandomi poi ad infilare nascostamente nel vestito dell'uomo di cui fossi innamorata per sentirne tutta la fragranza (sequenza memorabile! Vero erotismo distillato puro): magia del cinema e di un finale cui si perdona tutta la sconfinata dolcezza perché nonostante tutte le apparenze riesce a non degenerare nel melenso.
amterme63  18/01/2012 23:41:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che immenso piacere mi fa che l'hai visto pure tu questo film! E che in pratica hai avuto le stesse sensazioni che ho avuto io.
Il film mi ha inseguito per giorni. Mi appariva sempre davanti e nel cuore lo splendido sorriso di Valentin/Dujardin e la spontanea e affascinante naturalezza di Pepi/Bérénice. Mi sono innamorato dei personaggi, della loro essenza umana. E' questa la rivoluzione del film: la semplicità, la naturalezza, la profondità espressiva di visione e di sentimento che sconfiggono le apparenze pretenziose, le complesse rielaborazioni, il clamore e l'esagerazione a tutti i costi.
Era da tanto che non uscivo "innamorato" da un cinema.
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  18/01/2012 23:59:00Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Eh! Eh! Caro Luca...
...sul film convengo con quanto hai detto tu, ma, più prosasticamente...

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amterme63  19/01/2012 08:48:45Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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atticus  19/01/2012 00:06:28Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Applausi! Al film e al tuo umanissimo, appassionatissimo commento che condivido in ogni punto! La scena della giacca m'ha fatto morì... :)
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  19/01/2012 00:12:21Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, devo dire che è stata "la" chicca tra le varie chicche che questo film meravigliosamente "ruffiano" ha saputo regalare. Il regista si vede che "mastica" bene di cinema (mi ricorda l'appassionato Truffaut) e la sua intesa col proprio attore-feticcio (ha già girato altre due pellicole di grande successo in Francia con Dujardin) è perfetta. E pensare che Dujardin non voleva accettare la parte e che Hazanavicius ha aspettato due o tre anni prima di girarlo perché voleva solo lui come protagonista (così ha dichiarato alla televisione francese)... aveva visto bene!!!
Quanto all'"umanità" del mio commento, dico solo che siamo uomini e non statue di sale! Non trovi!?
atticus  19/01/2012 00:19:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Trovo eccome, assolutamente sì! :D
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  19/01/2012 00:21:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
:)))