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THE ARTIST regia di Michel Hazanavicius

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Invia una mail all'autore del commento Elly=)     10 / 10  20/12/2011 19:28:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Piccola introduzione:
…quando venni a sapere che presto avrebbero fatto un film in b/n rimasi immobile, ferma, in bilico tra delusione e gioia. Ho sempre sognato che qualcuno rifacesse nel ventunesimo secolo un film come lo facevano nei primi decenni cinematografici ma nessuno lo metteva in scena e quindi avevo già la mia bella idea di riproporre appena concesso un film vecchio per chi come me ha nostalgia di quei film che tanto ci hanno fatto sognare! Capita però che in questo mondo più persone abbiano la stessa idee quindi amen e sono andata a vederlo!=)

Ora si parla seriamente del film:
….Il film inizia..ecco..i titoli di testa e già l'emozione sale!
Tutto, dai titoli "scritti a macchina" alle recitazione mimiche e accentuate sopra la linea indetta dell'Actor Studio, dal colore che cambia da un bianco e nero classico alla dissolvenza come per ricordare i cambi di pellicola colorati a mano e i giochi di luce di LES VAMPIRES del 1915 di Feuillade alla storia del periodo classico, dalle musiche orchestrali dove il genere jazz predomina insieme al ritmo incalzante del pianoforte e i diversi suoni inseriti come quelli provocati dal tip tap o quelli finali dal duplice significato ai costumi. Tutto, tutto , tutto filmato in maniera analogica, con la cara pellicola confezionata in bobina e messa sulla map che compie campi interi o americani e mai primi o primissimi piani, che racchiude con il suo occhio mobile l'ambientazione doc caratterizzata dalle acconciature, dalle macchine, dalla moda, dal trucco,…

Il film è un vero e proprio capolavoro! Rispetta a pieno i canoni degli old movie e del periodo classico hollywoodiano. Iniziando con un establishing shot si articola in una logica narrativa e in quella della messa in scena basata sulla motivazione causa-effetto mantenuta in vita dal fuoco dei suoi desideri forti dei personaggi e dagli ostacoli che diventano l'ossatura del racconto.

La pellicola è piena di citazioni: dal sopracitato LES VAMPIRES a IL CANTANTE DI JAZZ: è il 1927, arriva il sonoro e il finale ricorda il pezzo in cui Jackie balla e canta nel palco; IL VIALE DEL TRAMONTO: come dimenticare la protagonista nella sua villa decadente tutta sola con la malinconia che aleggia nell'aria che vive tra i ricordi di un'epoca ormai passata, finita che non ritornerà più e lei che finge di essere ancora riconosciuta per la grande attrice che era e l'illusione di un ritorno clamoroso al cinema; a personaggi come ZORRO nel pezzo iniziale , CHARLIE CHAPLIN come sotto spiegato e il mito di VALENTINO tramite il cognome Valentin del protagonista che lo ricorda per alcuni tratti psicologici.

Un'impeccabile e perfetta ricostruzione storica, sia in senso tecnico che cinematografico, un film che si espande anche per il filone cinema nel cinema dove i personaggi richiamano i grandi pilastri degli anni '20 e il ruolo che essi avevano. Vediamo le tre principali figure di quel mondo che padroneggiavano e dirigevano il tutto:
- Valentin incarna il grande attore, la star di successo, amato dal pubblico, egocentrico, professionale, cocco del produttore, simpatico, ci sa fare con il pubblico e i suoi fan;
- Peppy ha il ruolo del'attricetta che viene dal nulla, il bel facchino sconosciuto pronto per il nuovo business, piena di illusioni, speranze, progetti, desideri, punta al successo, alla fama, ai soldi, intraprende la fatidica strada del successo, inesperta, saltella qua e là amando questa nuova vita e senza accorgersene prende a calci le sue radici, quello da cui è partita;
- Il Produttore classico, presente in ogni scena sul set, dove è lui a decidere tutto e dove il regista è insignificante (da notare che viene preso in considerazione solo una volta senza dire una battuta come fosse una comparsa, forse una denuncia che Hazanavicius fa nei confronti di quel mondo che trattava i registi come cani, senza attribuirli la vera importanza che avevano);
Con l'arrivo del sonoro tutto cambia. L'attore cade in rovina, l'attrice ha un successo stellare e il produttore cambia a seconda dei suoi interessi a fini economici. L'attore cade dalla cresta dell'onda, ma l'attrice ora diventata adulta, e non più la ragazzina superficiale di prima, sa di avere il potere e ricatta il produttore che, pur di tenersi la star del momento, accetta.

Il film già artistico di suo si sofferma nell'accentuare tecniche cinematografiche spostando ad esempio l'asse dell'inquadratura spingendo lo spettatore ad un sentimento di confusione in scene come quelle della sbornia e del sogno. Altre scene invece sono piene di drammaticità e colpi al cuore come quella in cui una signora chiede se può disturbare Valentin, noi con lui pensiamo che la signora voglia chiedergli un autografo, e invece gli chiede se può accarezzare il cane che ha in braccio. Oppure all'uscio della villa di Valentin dove Peppy suona il campanello e lui inconsapevole le va a rispondere e il tempo sembra fermarsi quando il loro sguardo si incrocia, un rimando al passato violento, cullato dal suono amaro della pioggia. O ancora scene il cui il pathos si innalza su tutto come in quella dove Valentin preso da uno scatto d'ira e di pazzia distrugge e brucia tutte le pellicole.

Vedi Spoiler.

Il regista sceglie una data precisa nel collocare cronologicamente la pellicola.
E' il 1927, anno in cui viene inventato il sonoro. Non a caso è stato scelto questo periodo, infatti questa è la prima grande rivoluzione cinematografica che segnerà tutto il divenire fino ad oggi 2011 (e non solo) dove abbiamo dopo quella volta il 3d, i colori, il suono,il digitale,..In quegli anni, per l'appunto, avvenne un fondamentale cambiamento che vide la nascita di nuovi orizzonti e la morte del mondo precedente che va via via spegnendosi. Valentin rappresenta quel mondo, e allo stesso tempo sembra evocare il manifesto di Charlie Chaplin che lottava contro questa hit perchè voleva che il muto continuasse a vivere, a emozionare, a far sognare nei secoli a venire.
Oggi come oggi esiste un'elite che ama ancora la magia del muto e del b/n, mentre la maggior parte del pubblico medio si annoia davanti al dolce silenzio sormontato solo da una colonna sonora e la delicatezza del b/n enfatizzato dalle luci morbide e dai contrasti o da tante altre piccole sottigliezze che con i il colore si perdono. Le emozioni che ti danno queste pellicole nessun altro film le può dare: ne uno stupido 3d, incarnazione vivida di un mondo dettato del consumismo e dal lucro, ne i colori, che sono solo un semplice numero (400-700), che il nostro occhio può vedere.


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