MidnightMikko 5 / 10 15/06/2010 13:38:45 » Rispondi Devo ammettere che sono rimasto particolarmente deluso da questo (sopravvalutato) film di uno dei miei miti di sempre: Bernardo Bertolucci. Premesso che non ho letto il libro, questo "Il Tè nel Deserto" mi ha ricordato due film: Professione Reporter di Antonioni (forse l'ambientazione, forse la solitudine di cui entrambi i film sono intrisi) e Ultimo Tango a Parigi (ambientato nel deserto). I pregi sono sicuramente pochi: la scenografia semplicemente perfetta, le musiche paradisiache del sempre mitico Sakamoto. Ed ora i difetti: sceneggiatura ridicola (ho trovato veramente assurdo e senza senso l'input che da il via a tutta la vicenda, sinceramente), attori sicuramente bravi ma freddissimi (tra i due protagonisti ci dovrebbe essere la stessa simbiosi, la stessa morbosa dipendenza che accomuna i protagonisti di "Ultimo Tango a Parigi", invece in questo film i due risultano veramente distanti, freddi e non per questioni di sceneggiatura, vedere spoiler), la regia non proprio ispirata di Bertolucci (all'inizio stupisce, ma solo ogni tanto ci ricordiamo che dietro la macchina da presa c'è il Maestro, per il resto la regia a me è sembrata veramente anonima). Ma il difetto più enorme, che rovina completamente questo film, è l'autocelebrazione che si nota in ogni singola scena e parola. Se i dialoghi di Ultimo Tango a Parigi erano fenomenali, qui sono talmente esagerati da risultare in primis incomprensibili, ma soprattutto ridicoli e senza senso. Se non avessi letto anticipatamente la trama, non avrei mai detto che i due sono intellettuali, ma una coppia (inverosimile) di capricciosi insoddisfatti che vagano nel deserto. Sconsigliato
Interessante il fatto che i due protagonisti vogliono ritrovare se stessi in questo luogo desertico, ma quando il tutto scoppia perchè Port insinua certe cose su Kit e Tunner mi sembra veramente della serie "dai sono stanco, dammi un motivo bello e buono per dar inizio a questa tiritera".
Tra Kit e Port il rapporto è veramente mal riuscito: la distanza abissale, desertica tra i due si trasforma in una freddezza di sceneggiatura veramente irritante. Non si crea nessuna alchimia, non suscitano nessun interesse nello spettatore a differenza dei due grandi protagonisti di Ultimo Tango a Parigi.
Mancano i silenzi: i protagonisti parlano continuamente, si invetano qualsiasi cosa pur di parlare a vanvera, inutilmente (le scene che si svolgono in camera, anche dopo l'amplesso nel deserto, i dialoghi risparmiabili con Tunner, irritanti)