Alpagueur 7½ / 10 02/10/2020 10:37:18 » Rispondi Uno dei film più sottovalutati di Fulci è secondo me il suo lavoro migliore (assieme a Non si sevizia un paperino). Siamo di fronte a un plot che affonda le sue radici nella parapsicologia: da bambina, a Firenze, la chiaroveggente Virginia ha una visione del suicidio di sua madre proprio nel momento in cui si è verificato, in Inghilterra (anche qui non viene specificata la precisa località, così come nell'Aldilà con la Louisiana.). Diventata adulta, Virginia (Jennifer O'Neill), che ha recentemente sposato il ricco toscano Francesco Ducci (Gianni Garko), continua ad avere visioni minacciose. Un giorno, dopo aver accompagnato il marito in aeroporto, rientrando con la sua lussuosa macchina ha la visione inquietante di un raccapricciante omicidio, in cui una donna viene murata viva... Non voglio approfondire la trama, perché questo film brillante è pieno di colpi di scena fin dall'inizio. Sette note in nero non include alcuna scena splatter/gore, ma ha una trama incredibilmente intrigante e piena di suspense con ingegnosi falsi indizi e colpi di scena imprevedibili, ed è girato in uno stile visivo incredibilmente bello ma indicibilmente inquietante. Mentre il film include poco sangue e solo pochissime scene raccapriccianti, il livello di suspense è estremamente alto e intenso, e il mistero viene mantenuto fino alla fine. Una trama affascinante, un'atmosfera davvero inquietante e uno stile visivo inquietante rendono questa una delle esperienze La colonna sonora è un altro aspetto brillante della pellicola (raramente è una colonna sonora che riesce a creare tensione e allo stesso tempo è bella da ascoltare, mi sento di dire che stavolta Fabio Frizzi e Bixio hanno colpito nel segno, certo anche la traccia di Quella villa accanto al cimitero non era male ma questa mi sembra più incisiva). Soprattutto il main theme è incredibile (per parlarci chiaro quello che si sente subito dopo che Francesco vede la lettera di Agnese sul comò di casa sua), così come le note della sveglia dell'orologio (sono davvero 7, contatele), Quentin Tarantino avrà avuto le sue buone ragioni per riutilizzarlo in "Kill Bill vol. 1" (nella famosa scena della fuga dall'ospedale di Uma Thurman). Anche le recitazioni sono molto buone. L'incantevole Jennifer O'Neill è fantastica nei panni dell'originale e simpatica protagonista Virginia. Il più grande nome nel cast è senza dubbio Gianni Garko, che è il più famoso come protagonista di molti spaghetti-western (Sartana), e che offre un'altra grande performance qui. Tuttavia, tutti i membri del cast (molti dei quali abituali dell'horror italiano) si adattano perfettamente ai loro ruoli. Nel complesso, gli aspetti negativi di qusto film sono davvero pochi (li elencherò sotto). Sette Note in Nero è incredibilmente pieno di suspense, veramente inquietante, estremamente elegante e semplicemente geniale sotto tutti gli aspetti. Nessun amante del giallo all'italiana dovrebbe perdersi questa autentica gemma. Meriterebbe forse un voto molto più alto, ma ci sono tanti altri gialli italiani ugualmente belli e anche di più (con colonne sonore ugualmente belle e anche di più), e bisogna tenerne conto quando si stila una classifica. Ma già affermare che si tratta di uno dei gialli più belli del cinema italiano è un grande complimento! Con un po' di sforzo riuscirei forse a inserirlo tra i primi 10 di sempre. Vediamo ora i punti forza e debolezza del plot.
I punti di forza 1) così come nella farfalla con le ali insanguinate di Tessari (1971), l'assassino "vero" è subito inchiodato da prove inconfutabili (in questo caso il test del C22 e il fatto che il cadavere sia stato ritrovato nella sua villa), poi scarcerato a seguito di una falsa pista. Questa dinamica tende a far escludere automaticamente il vero colpevole dalla lista dei sospetti dello spettatore. Anche in Scream di Wes Craven succede una cosa del genere (ma li l'assassino è così stupido da fare una telefonata dal suo cellulare). 2) I cambi di espressioni del viso di Francesco subito dopo che vede la lettera di Agnese sul comò e chiede alla moglie se l'avesse letta ("vorrei poterti credere" dice, "ma se così non fosse?). E alla fine, quando sembra ormai tutto sistemato e spegne la luce andando via insieme allo psicologo e ai due agenti di polizia, suona il carillon e si volta sorpreso e poi sconsolato, avendo capito il suo errore. 3) Il finale è ispirato al più bel racconto di E.A. Poe (Il gatto nero), credo sia proprio un voluto omaggio, anche li l'uxoricida seppellisce viva la moglie subito dopo averla tramortita, ma si dimentica il gatto dentro (che poi partorirà), qui invece Francesco si dimentica di levarle l'orologio. Nel racconto di Poe saranno i miagolii dei gattini e della madre a consegnare l'uomo al boi, qui saranno le note del carillo, che si metteranno a suonare nel momento meno opportuno. 4) l'intreccio fra le date (la data della morte di Agnese veniva fatta risalire dalla scientifica a non prima di gennaio 1972 e non dopo giugno 1972, Francesco era partito per l'America a metà aprile dello stesso anno, il furto era avvenuto il 7 marzo 1972, i taxi prima erano bianchi e furono ridipinti in giallo nello stesso anno). 5) L'equivoco tra Via dell'Ombrone, in città, e Via del Lombrone (scritta a mano sulla fotografia in b/n), in campagna, vicino alla villa Ducci, è una trovata molto interessante
I punti di debolezza 1) Così come in Profondo rosso, la madre della protagonista è così egoista da non pensare alla figlia (a Carlo nel film di Argento), entrambe si preoccupano prima di loro e non pensano al dramma che avrebbero vissuto i figli come conseguenza. Una dinamica molto forzata 2) Si sconfina troppo nel metafisico... Virginia ha una precisa visione (premonizione) del luogo e del punto in cui affondare i colpi con la piccozza, e coincide (tranne pochi particolari) sia nel passato che nel futuro, per cui lo sceneggiatore (il bravissimo Sacchetti) può "giocare" facile con lo spettatore, ingannandolo abilmente in modo da poter passare da una dimensione temporale all'altra nel giro di un istante.. 3) Il vero colpo di genio di questo film (la fotografia della rivista) è troppo "perfetto"... mi spiego, la testa del cavallo di Agnese copre ESATTAMENTE la lettera I senza nemmeno sfiorare la X...quindi si legge solo la X (e la foto sembra così scattata nel 1973, numero romano X, uguale decimo concorso ippico, Francesco era in America quindi, e Agnese ancora viva, per cui viene scagionato) ma è troppo lontana linearmente dalla lettera precedente (che invece significherà IX, non concorso ippico, quindi anno 1972, Agnese uccisa da Francesco subito dopo il furto del quadro al museo, il 7 marzo 1972). Per essere credibile si sarebbe dovuta intravedere almeno un pezzetto della I contando la crenatura delle lettere successive "CONCORSO IPPICO", senza dubbio più vicine l'una all'altra rispetto a quanto lo fossero la I e la X. 4) Verso a fine, quando Francesco sente le sirene della polizia, che sta arrivando assieme al parapsicologo, sembra spiazzato, ha appena finito di murare la moglie, ma ancora non ha spostato niente…magicamente riesce a indirizzare tutti i mobili (compreso un armadio pesante) al posto giusto nell'arco di un minuto. 5) Il movente è abbastanza banale (il vil denaro), ma non c'è nessun dramma umano, nessun trauma scatenante, insomma non si piange. 6) La suoneria dell'orologio di Virginia, regalatole dalla sorella di Francesco, si mette a suonare PROPRIO quando i tre uomini stanno andando via. Una coincidenza troppo strana. Nel racconto di Poe l'uomo, in un eccesso di sicurezza e vanità, dice ai gendarmi, per deriderli "guardate come sono solide queste mura, sentite, sentite!" e ci picchia sopra più volte (scatenando in tutta risposta il miagolio dei gatti), ma qui Francesco non fa nulla per "innescare" il carillon, che si mette a suonare ripeto PROPRIO in quell'istante, senza che nulla o nessuno lo avesse provocato.