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CANI ARRABBIATI regia di Mario Bava

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8½ / 10  08/04/2008 11:21:18Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mai distribuito al cinema in Italia causa fallimento del produttore Roberto Loyola,ma recuperato intorno agli anni ’90 grazie all’impegno di una delle attrici,ovvero Lea Leander che interpreta Maria,”Cani arrabbiati” è certamente uno dei migliori esempi del cinema di Mario Bava. Abbandonate le atmosfere horror a lui solitamente più congegnali,Bava propone un road movie quasi sperimentale.Ambientato per la maggior parte all’interno di un auto,sfrutta al meglio la situazione inevitabilmente claustrofobica,facendo convivere nell’angusto spazio dell’abitacolo tre pericolosi criminali in fuga ed i loro ostaggi.L’interazione tra le parti sta alla base del film,il senso d’angoscia,di paura,di smarrimento dei sequestrati passa bene,ma anche la disperazione e la follia dei criminali messi alle strette e costretti ad una fuga apparentemente senza meta.
Dotato di un ritmo serrato,violento in maniera quasi disturbante,sboccato, è un film dai toni molto forti che vanta un epilogo pessimista ed imprevedibile,che Bava lascia intuire con indizi di misera entità e poco significativi.Il regista mostra ancora una volta il lato oscuro e avido dell’animo umano riprendendo il discorso già affrontato con grande chiarezza nell’altrettanto imperdibile “Reazione a catena”.
Ottima la colonna sonora di Stelvio Cipriani,buone le interpretazioni degli attori,superfluo sottolineare la splendida regia che gioca moltissimo con inquadrature strette sui primi piani dei protagonisti per poi “aprire” in maniera inaspettata e quasi liberatoria su campi larghi.Bava si concede anche un omaggio al suo genere preferito,la scena dell’inseguimento nel campo di grano,tra l’altro molto ben girata,non può infatti non ricordare una delle situazioni più classiche delle pellicole horror.
Si dice che Bava si ispirò ad un racconto di Ellery Queen per creare “Cani arrabbiati”,noto anche come “Semaforo rosso” o “Rabid dogs”,titolo piuttosto eloquente che ricorda il “Reservoir dogs” (Le iene) di Tarantino,grande fan dell'autore italiano da cui trasse spunto per la sua prima opera.