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LA FRUSTA E IL CORPO regia di Mario Bava

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stratoZ     7½ / 10  06/12/2023 12:58:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Aaaaah l'horror gotico, che fascino e che bellezza, era il 1963 e già Marione Bava stava rendendo popolare il genere con diversi film di culto, "La frusta e il corpo" rientra tra questi.

Partendo da un incipit parecchio semplice Bava realizza un horror che spazia dallo slasher al gotico a delle forti sfumature psicologiche anche parecchio sopra le righe e considerabile blasfemo per il periodo. Ambientato in un passato non specificato, comunque immagino tra 1700 e 1800, narra i difficili rapporti familiari tra il Barone Kurt, interpretato da Christopher Lee e il resto della famiglia nobiliare, oltre che il rapporto conflittuale con la domestica convinta che Kurt sia responsabile della morte della figlia, ma non finisce qui.
La componente che crea più scalpore nel film è il rapporto tra Kurt e Nevenka, la moglie di suo fratello, come si vede nel film tendente al sadomasochismo, mostrato anche esplicitamente, il tutto diventa ancora più scabroso con la morte di Kurt, includendo anche una velata necrofilia e l'adulterio che vabbè in mezzo a tutto questo passa in secondo piano, ma senza svarionare troppo, si può parlare molto più in generale di ossessione, ossessione che diventa paranoia e paranoia che diventa psicosi, il viaggio durante l'ora e mezza scarsa di film è tutto lì, come vediamo Bava ci mostra spesso il punto di vista di Nevenka, con una perizia tecnica straordinaria.

Ambientato prevalentemente fra le mura del castello dove risiede la famiglia, tendenzialmente medioevale con quei corridoi larghi e le porte alte, pieni di gingilli nobiliari tra armi, armature, stemmi, arazzi e via dicendo, già tramite la curatissima scenografia riesce a trasmettere quel senso di desolazione e morte di cui la pellicola è pervasa, per non parlare della bellezza delle scene ambientate nella cripta, ecco lì l'insieme visivo è splendido, la scena in cui si vede la silhouette di Nevenka scendere per la prima volta nella cripta, inquadrata da lontano è una gioia per gli occhi, ma il resto del film non è da meno.
La fotografia è tra i punti forti del film, quasi sempre bicromatica con l'alternanza delle combinazioni fatte di nero e verde petrolio per gli interni e nero e blu notte per gli esterni o comunque in punti vicini alle finestre, questi colori creano una suggestione incredibile che in parte mi ha ricordato il viraggio usato nelle scene notturne in alcuni film impressionisti, opere rispetto alle quali questo film deve molto. Da segnalare un uso del blu notte che verrà ripreso più frequentemente negli anni 80' andando verso un'accezione più pop.

E infine la regia di Bava, qui un po' criticato per la lentezza, cosa che effettivamente è evidente ma in realtà non mi ha disturbato più di tanto, vero è che parliamo di un film contemplativo e non eccessivamente teso, come dimostra peraltro anche la colonna sonora al piano, tuttavia qualche scena di tensione interessante la troviamo pure, con Bava che gioca molto col non visto, tra dettaglini, particolari, ombre e così via, specialmente l'allucinazione di Nevenka che vede la mano di Kurt che la vuole afferrare per la gola di certo non lascia indifferente, anzi.

In definitiva penso che questo sia un altro piccolo gioiellino di Mario Bava, più lento e dilatato e meno teso dei suoi film di punta ma tremendamente affascinante sotto il punto di vista visivo e di conseguenza anche delle atmosfere, pecca forse un pochino sulla recitazione di alcuni personaggi ma la trovo una cosa perdonabile, in ogni caso, film molto bello.